Cascina Calderara sorge nelle campagne di Magenta, ai confini con Ossona e Marcallo. La proprietà è divisa in due, ma l’ingresso è unico e il cortile è promiscuo. Qui vive da sempre la famiglia di Valter Sangalli, spesso in compagnia dei nipotini che giocano in cortile. Lui, dei profughi, non sapeva nulla: lo ha appreso per caso. I migranti infatti, nell’ipotesi della Prefettura, abiterebbero l’altra metà della cascina, il cui proprietario non vive a Magenta e, da tre anni, tiene l’immobile chiuso. Ospitare i profughi in quell’edificio sarebbe una follia: si creerebbe un ghetto fuori controllo

10 LUGLIO 2016

di Ersilio Mattioni e Riccardo Sala

MAGENTA (MILANO) – Sarebbero cento i nuovi profughi in arrivo a Magenta e verrebbero collocati in una cascina in periferia ai confini con i comuni di Marcallo con Casone e Ossona. Nello specifico, il casolare che ospiterà la nuova tornata di migranti dovrebbe essere la ‘Cascina Calderara’, che si trova appena fuori dal quartiere Nord, nei pressi della rotonda su cui sbuca via Dante, in quel reticolo di strade di campagna che si snoda dietro i Vivai Zanzottera. Un caseggiato con una corte interna, molto ben tenuto e per metà abitato da sempre dalla famiglia di Valter Sangalli. Ma la cascina ha anche un altro proprietario (il cui nome non è ancora noto: si sa soltanto che non vive a Magenta, che comprò metà cascina all’asta e che, da tre anni, tiene chiuso lo stabile), il quale avrebbe dato la propria disponibilità al prefetto di Milano per ospitare i profughi. Nessuno ne sapeva nulla e la notizia è stata appresa per puro caso.

La follia di un nuovo ghetto

Ma ‘Cascina Calderara’, pur avendo due proprietari, è costituita da un unico immobile, con un solo ingresso che che dà su un cortile promiscuo, dove spesso giocano i nipotini di Walter Sangalli. Solo l’idea di collocare qui dentro 100 profughi appare una follia, per varie ragioni. La prima: i migranti non avrebbero un ingresso indipendente. Il che abbassa la soglia di sicurezza e di controllo, esponendo la famiglia Sangalli a rischi seri, soprattutto nel caso di disordini (come peraltro già successo alla Vincenziana, tanto che una ventina di stranieri sono stati nel corso del tempo allontanati proprio per ragioni comportamentali). La seconda: la cascina dista alcuni chilometri dalla città e il centro è raggiungibile soltanto percorrendo a piedi un pezzo di Statale 11, sempre trafficata. In queste condizioni diventerebbe impossibile qualunque politica di integrazione. La terza: l’ala della cascina preposta a ospitare gli immigrati (528 metri quadrati, comprata all’asta nel giugno 2011) è agibile? In proposito ci sono molti dubbi, essendo da anni disabitata. Se la prefettura non tornerà sui suoi passi – cosa che chiede a gran voce anche l’amministrazione comunale – il pericolo di creare un vero e proprio ghetto, una polveriera, sarebbe enorme.

Sostieni la Libera Informazione


Sul nostro giornale on line trovi l’informazione libera e coraggiosa, perché noi non abbiamo padroni e non riceviamo finanziamenti pubblici. Da sempre, viviamo soltanto grazie ai nostri lettori e ai nostri inserzionisti. Noi vi offriamo un’informazione libera e gratuita. Voi, se potete, dateci un piccolo aiuto.

Clicca sull’immagina per ingrandire

cascina calderara 100 profughi strada statale 11
La Statale 11, sempre trafficata: i migranti dovrebbero percorrerla a piedi per arrivare in città

La prefettura conosce la situazione?

Dubbi infine anche sulla portata delle informazioni in possesso del prefetto di Milano, Alessandro Marangoni, perché appare assai improbabile che l’ipotesi di utilizzare un’ala di ‘Cascina Calderara’ sia stata valutata positivamente, pur sapendo che lì ci vive la famiglia Sangalli, che non esisterebbe un ingresso indipendente per i migranti e che il cortile è promiscuo. Per questo si ritiene che la prefettura non sia in possesso di tutte le informazioni utile per prendere una decisione ponderata.

Clicca sull’immagina per ingrandire

maganta 100 nuovi profughi cascina sangalli confine ossona marcallo
Visione aerea di ‘Cascina Calderara’, nelle campagne di Magenta ai confini con Ossona e Marcallo

Le reazioni politiche

Intanto a Magenta è già scoppiata la polemica. Il sindaco Pd, Marco Invernizzi, si è opposto in maniera decisa all’ipotesi di una nuova ondata di profughi: “Informiamo i cittadini di aver appreso di un possibile nuovo arrivo di richiedenti asilo in una struttura privata del nostro comune. Ci siamo attivati immediatamente per contattare la Prefettura al fine di esporre la nostra assoluta contrarietà a questa ipotesi. Premesso che il valore dell’accoglienza è per noi irrinunciabile, siamo convinti  che Magenta si troverebbe in difficoltà nel vedere nuovi ospiti sul suo territorio, essendo una città già fortemente impegnata nell’accoglienza di 100 migranti”. E’ un ‘no’ infastidito, quello dell’amministrazione di centrosinistra, perché per l’ennesima volta nessuno ha avvisato la giunta di questa ipotesi. “Con il nuovo insediamento – continua Invernizzi – verrebbero meno le condizioni per una giusta ospitalità, ciò anche a danno degli attuali richiedenti asilo presenti nel centro ‘La Vincenziana’ di Via Casati”. Poi la stoccata:“Constatiamo con rammarico che, ancora una volta, abbiamo appreso in via non ufficiale di un evento fortemente significativo per Magenta. Come da accordi presi nell’ultimo consiglio comunale, forniremo le informazioni da noi in possesso e quelle che avremo dal prefetto di Milano, ai capigruppo consiliari nel corso della riunione già convocata per lunedì pomeriggio. Contestualmente ci  impegniamo a fornire tempestive notizie alla Città sull’evoluzione della situazione”. Di diverso avviso il capogruppo della Lega Nord, Simone Gelli, che ritiene la situazione attuale “figlia degli errori del passato”, cioè di un’eccessiva tolleranza mostrata dal governo cittadino sui temi dell’accoglienza. Il vicesindaco Paolo Razzano, invece, non entra nel merito delle polemiche della Lega e fa una promessa ai suoi concittadini: “Siamo pronti a incatenarci davanti alla Prefettura”.

Regna l’incertezza

Le decisioni della prefettura sono spesso semplici comunicazioni. E trattandosi di una struttura privata (non più ‘La Vincenziana’, ma un’altra non ancora resa nota) non serve il permesso del sindaco per insediare altri profughi. Ne consegue che nessuno sa se i nuovi richiedenti asilo arriveranno in città oppure se il ‘no’ della giunta Pd farà cambiare idea al prefetto Alessandro Marangoni. Una situazione incresciosa, perché la prefettura scavalca continuamente le istituzioni locali. E questo atteggiamento è destinato a creare tensioni sociali.

Il business sulla pelle dei profughi

E poi resta aperto il capito sui soldi. Come alla ‘Vincenziana’, dove la Caritas (attraverso la cooperativa Intrecci) gestisce 98 migranti e incassa 34 euro al giorno per ognuno di essi, senza mai rendicontare come viene speso il denaro migrante. Sia Caritas sia Intrecci, più volte interpellate da Libera Stampa l’Altomilanese, si sono sempre rifiutate di chiarire.

ALTRI APPROFONDIMENTI