L’assessore Salvaggio nega che si tratti di uno spreco: “l’edificio è vincolato dalle belli arti”
di Riccardo Sala
Mantenere viva e intatta la storia di Magenta non è un lavoro semplice, ed è anche piuttosto costoso. Nell’ultima settimana, infatti, il Comune ha sborsato ben 53 mila euro per la sostituzione delle persiane di Casa Giacobbe. È stato infatti previsto un intervento mirato a sostituire le imposte del monumento, ormai danneggiate dal tempo e dagli agenti atmosferici. Una manutenzione certamente dovuta, che ha interessato una cinquantina di elementi in legno che servivano a coprire finestre, porte e porte-finestre di uno degli edifici simbolo della nostra città. Ma a cosa è dovuto un prezzo simile, che ad occhio sembra davvero esorbitante? Abbiamo incontrato l’assessore all’Urbanistica e Lavori pubblici, Enzo Salvaggio, per un chiarimento: “Gli infissi in legno della Casa Giacobbe non sono comuni persiane. La legge dice che ogni modifica e manutenzione di un patrimonio storico dello Stato italiano deve passare attraverso la Soprintendenza dei Beni culturali, in quanto ogni intervento deve rispettare i canoni estetici e stilistici originali del bene interessato. Le nuove imposte avrebbero perciò dovuto essere fabbricate su misura, in maniera artigianale, rispettando in materiali e fattura le coperture in legno che proteggevano gli ingressi di Casa Giacobbe dalla prima metà del diciannovesimo secolo. Il progetto di manutenzione deve inoltre passare attraverso due commissioni, quella della Soprintendenza e quella Paesaggistica. Un iter lungo e attento ai minimi particolari”. Abbiamo poi chiesto all’assessore se questa cifra fosse a carico del Comune, oppure se ci si appoggiasse a fondi di natura esterna: “Purtroppo abbiamo dovuto affrontare la spesa con le nostre risorse. Abbiamo presentato il progetto circa un anno e mezzo fa al Ministero della Cultura, poiché questo tipo di opere può essere finanziato con i fondi dell’8 per mille. La proposta non è stata ancora esaminata, dato che sono state analizzate solo metà delle 700 proposte di quell’anno, ma abbiamo deciso di procedere ugualmente, consci del fatto che ne sono state approvate solo 15. Per di più monumenti molto importanti in grandi città, per esempio la manutenzione di Santa Maria Novella a Firenze”. Un esborso inevitabile, quindi, che ha però dei risvolti drammatici. Un vero dramma, sì, quando una nazione costruita sulla cultura, come l’Italia, non riesce a trovare risorse per valorizzare il patrimonio che più la caratterizza.