La giunta di Magenta, per la seconda volta, nega uno spazio al cimitero ai musulmani: nuovo ricorso al Tar, in arrivo un’altra batosta per Calati?

di Francesca Ceriani

MAGENTA (MILANO) – Continua la guerra legale tra amministrazione comunale di Magenta e l’associazione islamica. Al centro della diatriba c’è, ancora una volta, il cimitero.

La richiesta per il cimitero

Nei mesi scorsi l’associazione aveva presentato al Comune la richiesta di uno spazio di sepoltura all’interno del camposanto magentino; manco a dirlo, la risposta è stata un secco ‘no’. I musulmani hanno quindi fatto ricorso al Tar: in sede di tribunale il Comune ha chiesto di riesaminare la richiesta, trovando il parere favorevole del giudice, il quale ha però fatto presente all’amministrazione comunale di prendere in considerazione tutta la documentazione tecnica prodotta dai musulmani. Il Comune, quindi, chiede all’associazione un’integrazione dei documenti, che viene subito fornita.

Richiesta rigettata

“Alla fine, però, la giunta di Chiara Calati ha comunque rigettato la nostra richiesta – spiega amareggiato il portavoce dell’associazione islamica, Munib Ashfaq – Le motivazioni sono le medesime dell’altra volta: è vero che il Comune sta procedendo con l’ampliamento del cimitero ed è vero che la legge consente la sepoltura di altre religioni. Ma ci hanno detto che non c’è spazio e che il Comune non è dotato del piano regolatore cimiteriale. Ma nel documento tecnico che abbiamo prodotto, come da richiesta del giudice, si evince che lo spazio che noi chiediamo, ovvero 50 metri quadrati, c’è”.

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Nuovo ricorso

“Inoltre – aggiunge Ashfaq – muoiono solo una o due persone all’anno di fede musulmana. Quindi si potrebbe trovare uno spazio minimo per coprire le nostre esigenze dei prossimi anni, mentre il Comune adotta il piano regolatore e amplia il camposanto. Che senso ha questo ulteriore diniego, dopo che in Tribunale abbiamo avuto ragione sullo stesso argomento? Evidentemente c’è la volontà politica di Calati e del suo vice, Simone Gelli, di remare sempre contro noi musulmani”. Ora l’associazione ha presentato un nuovo ricorso al Tar, il che significa che il Comune sarà costretto a sborsare ulteriori soldi per coprire le spese legali. E se perderà, dovrà pure pagare le spese sostenute dall’associazione. Un gioco al massacro che danneggia l’intera città.