Non si è scavato a fondo nella vita privata dell’impiegato 51enne, trovato in una roggia nelle campagne del Milanese, ad Albairate. Forse anche per questo la pista passionale non ha dato risultati. L’indagine della Procura di Milano verso l’archiviazione

29 MARZO 2016

di Riccardo Sala

MAGENTA (MILANO) – Dopo quasi due anni dall’inizio delle indagini sulla morte di Fabio Frassinetti, il 51enne di Magenta scomparso a metà del 2014 e ritrovato mesi dopo in un canale ad Albairate (Milano), ancora nessun progresso. Dopo tutto questo tempo, infatti, le forze dell’ordine ancora non hanno saputo ricostruire la dinamica della morte né trovare un eventuale sospettato per l’omicidio Frassinetti.

Un caso difficile

Un caso difficile per gli inquirenti, che si sono dovuti confrontare con la vita molto riservata dell’uomo e con l’assenza di prove sul corpo, al di là degli evidenti segni di legacci alle caviglie, poiché al suo ritrovamento era ormai quasi completamente deperito dagli agenti atmosferici e dai microrganismi. Ora, il timore degli amici dell’uomo e delle forze dell’ordine è che ci si trovi costretti ad archiviare l’indagine.

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I fatti

Ma ripercorriamo la cronaca degli eventi. La data della sparizione di Frassinetti (candidato in una lista civica del candidato sindaco Sergio Prato alle elezioni comunali di Magenta del 2012), è il 12 luglio 2014, quando l’impiegato lascia la propria casa di Magenta, in cui abitava con la madre ormai anziana, rassicurandola su un suo ritorno nella serata del giorno stesso. Da lì, più nessun contatto. Viene denunciata la scomparsa dell’uomo e, dopo quasi un mese dalla segnalazione, l’auto di Frassinetti viene ritrovata in ordine e senza tentativi di scasso in zona Bande Nere, a Milano. Luogo in cui tra l’altro, nel pomeriggio del giorno della scomparsa, per l’ultima volta viene rilevata attività dal telefonino della vittima. Una chiamata diretta a un amico, che non sarebbe però stata relativa alle faccende che l’uomo avrebbe dovuto svolgere a Milano quel giorno. Tutto tace fino al 29 novembre, quando il corpo viene ritrovato in una roggia di Albairate. Ci vorrà fino al 6 maggio del 2015 però per sapere a chi appartenesse quel cadavere, quando viene identificato grazie al Dna dall’Istituto di Medicina legale di Pavia. Nessun segno di violenza sull’uomo, che potrebbe essere morto per cause naturali. Ma difficile dirlo con certezza e al di là di ogni ragionevole dubbio, date le condizioni in cui è stato trovato il corpo.

Dubbi sulle indagini

Battuta per molto tempo anche l’ipotesi passionale, quella di un incontro finito male, oppure di una morte dovuta a un malore improvviso e di una conseguente omissione di soccorso, nascosta per paura di eventuali ripercussioni. Ma il caso, dopo quasi due anni, resta ancora un mistero. Gli amici e i famigliari del 51enne magentino attendono risposte sulla tragica fine del loro caro amico. Ma l’impressione è che le indagini non abbiano scavato a fondo nella vita privata di Frassinetti. E invece è proprio lì, dice chi lo conosceva bene, la chiave di volta. Quali erano le sue frequentazioni, le sue abitudini, le sue passioni, i suoi hobby? Forse non è tardi per dare alle indagini quella svolta che in molti attendono.