Il capogruppo della Lega Nord di Magenta chiede ai genitori di segnalare gli istituti ‘canaglia’
di Riccardo Sala
La questione se sia giusto o no celebrare il Natale tradizionale e religioso, al di là del dubbio senso che può avere una definizione simile per una festività che include regali e alberelli addobbati con festoni e lucine, ha creato un vero e proprio terremoto nei nostri paesi. L’episodio più famoso è senz’altro quello della scuola di Rozzano, in cui il preside ha rimandato le celebrazioni del Natale a gennaio, provocando l’ira di alcuni genitori e della politica, i quali hanno accusato il dirigente scolastico di voler “cancellare il Natale” e di “voler eliminare le nostre tradizioni”. Da qui, una sfilata di politici di professione alle porte dell’edificio scolastico incriminato, intenti a “difendere la nostra identità cristiana” a suon di presepi e canti natalizi. Che poi i valori tramandati dal Vangelo e dagli insegnamenti di Gesù Cristo vengano sistematicamente ignorati nelle vite pubbliche e private di questi sedicenti protettori della tradizione, passa immediatamente in secondo piano. Nei nostri paesi, la questione non è molto differente. Abbiamo infatti il caso di Corbetta, al centro della polemica a seguito della decisione della dirigente scolastica della scuola dell’infanzia “Collodi” di non procedere alla benedizione natalizia in orario scolastico, nonché di sospendere la recita dei bambini per evidenti problemi di spazio nell’aula magna. Da qui la ‘guerra’ tra gli strenui difensori della cristianità e chi rivendica la laicità dello stato, in particolar modo nelle strutture scolastiche. Dello stesso avviso i politici, e gli ex politici, magentini. Il capogruppo della Lega Nord Simone Gelli e l’ex portavoce di Forza Nuova Sabrina Spirolazzi non hanno perso tempo: a distanza di pochi giorni dal caso di Rozzano, hanno lanciato un sondaggio su internet per capire quali fossero le scuole del territorio che mettessero o no in pratica le celebrazioni del Natale. Una sorta di lista di proscrizione, con cittadini che indagano ed elencano quali siano gli istituti ‘canaglia’ del circondario e quelli virtuosi. In tutti questi casi, come spesso succede, si va ad affibbiare la colpa a chi non c’entra niente. E in questo caso, il fardello cade come al solito sulla testa dei musulmani e degli altri immigrati che vivono nei nostri paesi, colpevoli, secondo alcuni cittadini, di non volersi adeguare ai nostri usi e costumi. Insomma, tanto rumore per nulla, frutto di una strumentalizzazione che mira ad un consenso costruito sulla difesa di una supposta “identità cristiana” che non ha più nulla a che fare con la nostra società. Chiese vuote, oratori deserti, rarissimi i nuovi preti, i valori base della dottrina cattolica totalmente ignorati, ma quando si toccano tradizioni non proprio ‘religiose’ come le recite scolastiche, ecco che scoppia il finimondo. Forse sarebbe meglio che la nostra supposta cristianità venisse difesa prima in privato, piuttosto che sulla pubblica piazza.