Un comune diventa città “in virtù della sua importanza storica, artistica, civica o demografica”. Ma allora, cosa c’entra una Santa (sulla quale permangono molti dubbi) con la decisione del presidente della repubblica, Sergio Mattarella, di conferire il titolo onorifico alla piccola Mesero? Vi raccontiamo una storia italiana, che somiglia a una barzelletta

8 MAGGIO 2016

di Ersilio Mattioni

MESERO (MILANO) – Un comune di 4.073 ottiene lo status di ‘città’. Succede a Mesero, piccolo paese in provincia di Milano, lo scorso venerdì 6 maggio, quando arriva in municipio il decreto firmato dal presidente della repubblica, Sergio Mattarella. Come è stato possibile? Il titolo onorifico si ottiene “in virtù di importanza storica, artistica, civica o demografica”, mentre in questo caso il ‘merito’ è di una Santa, per la precisione Gianna Beretta Molla, la quale non è neppure di Mesero, bensì di Magenta. Ma questa è una storia italiana; una storia di stampo medievale che chiama in causa la fede, i miracoli e la superstizione; una storia che somiglia a una barzelletta.

Le tappe della vicenda

Il vero miracolo è la velocità. Gianna Beretta Molla (4 ottobre 1922 – 28 aprile 1962) diventa prima beata e poi santa a tempo di record. Il processo canonizzazione comincia il 6 novembre 1972, il 6 luglio del 1991 viene resa venerabile, il 24 aprile del 1994 è beata come “madre di famiglia” e dieci anni dopo, il 16 maggio del 2004, papa Giovanni Paolo II la proclama santa. Più o meno lo stesso tempo di Padre Pio. E pure per l’ottenimento dello status di città, a Mesero, succede un piccolo miracolo che ha a che fare con la velocità: la richiesta dell’amministrazione comunale (dove da quasi 30 anni governa il centrosinistra, sempre rimasto al potere in un territorio che è il feudo del centrodestra, anche grazie al voto cattolico) è stata protocollata in consiglio comunale nel giugno 2015. La risposta è giunta in 11 mesi, un record sorprendente.

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Le motivazioni

Si legge nel decreto del presidente della repubblica (al quale consigliamo di leggere ciò che firma o almeno di informarsi): “Il paese è stato premiato per essere diventato il centro internazionale del culto di Santa Gianna Beretta Molla, dichiarata Santa nel 2004 e che a Mesero riposa dal 1962″. Ma può un paesino diventare città perché ospita la salma di una Santa, con tanto di ‘mercato’ di oggetti sacri? In effetti, si rimane basiti.

La verità sulla Santa

Ma perché Gianna Beretta Molla viene proclamata prima Beata e poi Santa? Nel 1961, verso il termine del secondo mese della quarta gravidanza, Gianna Beretta Molla è colpita da un fibroma all’utero, un tumore benigno. Prima dell’intervento operatorio di asportazione del fibroma, pur rimanendo consapevole dei rischi e dei danni che potrebbero insorgere durante la gravidanza, chiede al chirurgo di salvare la vita che porta in grembo, anche a scapito della sua. Il 21 aprile 1962, presso l’Ospedale di Monza, partorisce Gianna Emanuela. Dopo qualche ora dal parto le condizioni generali di Gianna si aggravano e peggiorano di giorno in giorno, nonostante le cure. Muore il 28 aprile, a 39 anni, nella sua casa di Pontenuovo di Magenta. Una scelta estrema, quella di Gianna Beretta Molla. La dottoressa magentina con ambulatorio pediatrico a Mesero è già madre di tre figli (avuti da Pietro Molla, ingegnere e direttore generale di una delle fabbriche più grandi del territorio, la Saffa), quando decide di correre un rischio alto, pur di portare a termine la gravidanza. Altre donne hanno fatto la stessa cosa, senza diventare sante.

I dubbi sui miracoli, i soldi della Fondazione e l’inchiesta

Miracoli? Macché. Testimonianze di donne che, affrontando una gravidanza difficile, hanno rivolto a Gianna le proprie preghiere. Eppure tanto basta per un processo di beatificazioni che corre spedito verso la meta e non incontra ostacoli. Non sappiamo quanto sia costato (la famiglia della Santa si è sempre rifiutata di rispondere alle nostre domande) e non conosciamo i bilanci della Fondazione Beata Gianna Beretta Molla Onlus (la famiglia non li ha mai mostrati). ‘Libera Stampa l’Altomilanese‘, sul tema, ha condotto un’inchiesta approfondita, che vi invitiamo a leggere cliccando qui.

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