A Pechino c’è una borghesia, che ha voglia di divertirsi e ha i soldi per farlo. In cima agli interessi di questa ‘middle class’ c’è il calcio. Così il regime comunista indirizza gli investimenti, dopo le catene alberghiere in Francia, proprio lì: nel mondo del pallone. C’è da preoccuparsi? Sì, perché il ‘Dragone’ non è una democrazia. Ma noi, in piena crisi e a corto di investimenti, siamo sempre più di bocca buona

di Maria Teresa Maggiolini

MILANO – Il Regno Unito se ne va, la Cina arriva. O meglio, è già qua. “Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente”. La citazione è doverosa, ma. in realtà c’è molto sconcerto, guardando al futuro. Che la Cina sia vicina non lo diciamo oggi, ma l’oggi è ormai così lampante che tutti se ne sono accorti. E non solo in Italia, dove l’attenzione mediatica è stata attirata forse più dalle vicende extra sportive di Inter e Milan che dalla silenziosa conquista di piazze e quartieri prestigiosi a Milano o di pezzi di tessuto industriale un tempo tra i primi al mondo.

Il ‘caso Francia’

Potrebbe capitare anche qui che un’assemblea di azionisti si senta salutare con un solenne “nimen hao”, buongiorno? E’ già capitato in Francia, dove alla famosa catena di hotel Accor – francesissima di spirito ma, ahinoi, cinese di finanze – non solo il saluto, ma tutto il discorso del management fosse in cinese. La Cina ha deciso di investire nel mondo, una conquista non con gli eserciti ma con i soldi, messi in progetti mirati e – qual che conta – diretti ferramente dal governo, tramite il comitato di programmazione centrale, guidato dal segretario del Partito comunista.

Il ‘dirigismo’

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Aggiungete che lì c’è il partito unico, e non c’è il parlamento. Quindi tutti i miliardari privati che si muovono nel mondo entrano in questa grande prospettiva. C’è da preoccuparsi? Forse sì, ma Paesi come il nostro, a corto di investimenti, non si possono permettere di fare gli schizzinosi e i cinesi sono gente seria. Se ci sono le condizioni, i soldi li mettono davvero.

Inter e Milan

Nel calcio acquistano squadre, comprano i cartellini dei giocatori, diventano sponsor della Fifa. Nei progetti c’era anche il mattone: ricordate già con Massimo Moratti presidente il primo tentativo di costruire uno stadio a Milano? Rinunciarono, forse spaventati dalla mole burocratica che si trovarono davanti. Ora hanno la maggioranza della società e mirano alla totalità. Se ci chiediamo perché si punta su Inter e Milan, non proprio al vertice del mondo del pallone ultimamente, si scopre che sono popolarissimi (soprattutto l’Inter) in Cina, da quando, fine anni Ottanta, incominciarono le trasmissioni delle partite. La Cina, cioè, si punta a generare divertimento a una classe media in continua espansione, ma anche miglioramento qualitativo del calcio cinese. Prossimo obiettivo: vincere un campionato del mondo.