I figli dei mafiosi si laureano in Farmacia e fanno affari al Nord, con un occhio particolare alla sanità. Secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia sarebbe questa la nuova ‘moda’ della ‘ndrangheta, già molto diffusa in città. Gestire una farmacia, del resto, è segno di rispettabilità sociale

1 MARZO 2016

di Ersilio Mattioni

MILANO – “Ci ha stupito constatare come diversi giovani appartenenti a famiglie mafiose scelgano di laurearsi in Farmacia”. E’ il commento del procuratore aggiunto Ilda Boccassini, che guida la Direzione distrettuale antimafia di Milano, dopo l’arresto del direttore delle Poste di Siderno (Reggio Calabria) Giuseppe Strangio, 56 anni. E’ lui ad aver comprato, nel 2006, una farmacia a Milano in piazza Caiazzo, pagandola 220.000 euro e utilizzando denaro che, secondo gli inquirenti, proviene dalle cosche della ‘ndrangheta. Da ciò l’accusa di “impiego in attività economiche o finanziarie di denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto”, con in più l’aggravante mafiosa. Il direttore delle Poste avrebbe infatti utilizzato soldi provenienti dal traffico di droga gestito delle cosche Marando, Romeo e Calabrò.

Ufficio postale fuori controllo

A lasciare perplessi i magistrati milanese è un fatto circostanziato: in 20 anni da direttore delle Poste di Siderno, Strangio non è mai stato oggetto di alcuna segnalazione da parte dell’antiriciclaggio, nonostante vi siano stati suoi versamenti in contanti per circa 800.000 euro in 10 anni. “Oggi le Poste – spiegano gli inquirenti – funzionano come una banca ed esaminano i conti bancari di svariate persone. Ci ha sorpreso che una persona potesse gestire con un monopolio assoluto, anche di potere, una struttura come un ufficio postale che è al servizio della collettività, ma che potrebbe essere anche al servizio di organizzazioni mafiose”.

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Mafia e sanità

La farmacia di piazza Caiazzo, a metà strada tra la stazione centrale e corso Buenos Aires, è stata comprata, spiega Boccassini, “senza intimidire nessuno, sono bastati i soldi”. Aggiungendo: “Una farmacia non è solo una fonte di reddito sicura, permette di dare lavoro, e chi può dare lavoro ha un grande potere. Ancora una volta constatiamo l’interesse della criminalità per la sanità al nord. Abbiamo scoperto molti figli e parenti di ‘ndranghetisti impiegati in farmacie della città”.

Arresti e perquisizioni

Il provvedimento di custodia cautelare per Strangio è stato firmato dal Gip Cristina Mannocci su richiesta dei Pm Cecilia Vassena e Paolo Storari. Nella farmacia milanese lavorano la figlia dello stesso Strangio (da poco laureata in Farmacia) e il figlio di Giuseppe Calabrò, coinvolto in indagini per sequestro di persona e traffico di droga. “I due giovani – precisano i magistrati – pur non essendo indagati possono tuttavia essere considerati un esempio della tendenza a scegliere la facoltà di Farmacia che si sta diffondendo tra i rampolli delle famiglie criminali calabresi. La farmacia tuttavia non è stata sequestrata ed è regolarmente aperta. Sono state effettuate perquisizioni in Lombardia, Piemonte e Calabria.