Il politico di Forza Italia – ex senatore, ex vicepresidente della Lombardia ed ex sindaco di Arconate – dice di essere innocente. E aggiunge pure che lo dimostrerà in aula. In bocca al lupo. Ma finora, sulla sostanza delle accuse, non si è discusso. La difesa di Mario Mantovani sembra impegnata soltanto sul fronte della tattica. Così, tra rinvii e cavilli, il processo non è neppure cominciato
4 LUGLIO 2016
MILANO – “Sono innocente”. Mario Mantovani, questa frase, la ripete in continuazione. E aggiunge pure di essere certo che i giudici la penseranno come lui, assolvendolo da tutte le accuse che la Procura di Milano gli muove: corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Ma il politico di Forza Italia, potente ex assessore regionale alla Sanità e vicepresidente della Lombardia fino al giorno del suo arresto, il 13 ottobre del 2015, continua a ‘sprecare’ occasioni per dimostrare la propria estraneità ai fatti, preferendo portare all’attenzione dei magistrati questioni preliminari e tecnicismi. Per i garantisti sono “diritti degli imputati”. Ed è vero, giacché la forma è sostanza, soprattutto nelle aule di tribunale. Però ci si chiede quando il processo Mantovani comincerà sul serio, cioè quando si potrà discutere, dopo la forma, anche della sostanza. Finora non è stato possibile.
Prima mossa dell’imputato
A Marzo 2016 Mantovani ha la sua prima grande chance: viene fissata l’udienza preliminare davanti al Gip, che deve decidere se mandarlo a processo oppure archiviare le accuse contro di lui. Il politico, nei giorni precedenti, ostenta sicurezza: si dice sicuro di essere prosciolto. Peccato, non sapremo mai cosa sarebbe successo, perché Mantovani deciderà di saltare la fase delle udienze preliminari per andare direttamente al dibattimento. Ma perché il politico, se davvero era certo del suo proscioglimento, ha preferito che un giudice non si pronunciasse per chiedere invece il processo immediato? Strategie difensive, d’accordo. Diritti degli imputati, d’accordo. Fatto sta che Mantovani non ha colto la prima occasione buona per dimostrare la sua innocenza, staccandosi dagli altri 14 indagati e scegliendo di essere giudicato da solo.
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Doppio rinvio
Il processo con rito immediato viene fissato l’8 giugno. Ma anche in questo caso, di sostanza, non si parla. La difesa Mantovani si oppone alla richiesta delle parti lese (regione Lombardia, comune di Arconate, alcune ‘croci’ danneggiate dalla gestione della gara sul trasporto degli ammalati dializzati) e chiede tempo per analizzare la documentazione. Risultato: un rinvio al 30 giugno, dove finalmente si comincerà a discutere del merito. E invece no, perché spunta un giudice incompatibile: avrebbe autorizzato la proroga delle intercettazioni telefoniche a carico di Mantovani e non può dunque restare nel collegio giudicante. Nuovo rinvio, stavolta al 6 luglio. Ci si chiede come sia possibile che nessuno si fosse accorto prima di quel giudice incompatibile. Però la giustizia ci ha abituato a questi scherzi, che peraltro fanno perdere un sacco di tempo.
Testimoni
Le prossime mosse della difesa sarebbero due. La prima: depositare l’elenco dei testimoni. E qui si vocifera che saranno tanti, tantissimi: tutti i sindaci (ma anche gli amministratori pubblici in generali) dei comuni lombardi, che hanno avuto a che fare con Mantovani ai tempi dei finanziamenti per l’edilizia scolastica, quando l’ex vicegovernatore lombardo era sottosegretario alle Infrastrutture e si faceva chiamare ‘Sua Eccellenza’. Si fatica a capire a cosa possa servire questa ‘passerella’ di politici locali in tribunale. Di sicuro ci vorrà tanto tempo per ascoltarli tutti. Sulla seconda mossa, invece, non possiamo ancora dire nulla, perché è al vaglio di alcune importanti verifiche. Ma si tratterebbe di un ‘colpo di teatro’.
Conclusione
Il processo Mantovani si annuncia lungo, complicato e denso di insidie. L’idea di un dibattimento veloce, in cui le parti sarebbero andate al sodo senza perdersi in tecnicismi e cavilli, è già tramontata. Da marzo a oggi, delle accuse nei confronti del politico, non si è mai discusso. E c’è da scommettere che il dibattimento vero e proprio comincerà soltanto in autunno.
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