Oggi alle 9,30 a Milano, alla quarta sezione penale, prende il via quello che in molti hanno definito ‘il processo dell’anno’, perché l’imputato è eccellente: Mario Mantovani, ex sindaco di Arconate, ex senatore ed ex vicepresidente della Lombardia. E proprio la Lombardia, in aula, si costituirà parte civile e chiederà i danni al politico di Forza Italia, che fu arrestato il 13 ottobre del 2015, fece 40 giorni di carcere e poi fu mandato ai domiciliari. Tornò libero grazie a un cavillo

8 giugno 2016

di Ersilio Mattioni

MILANO – L’hanno definito ‘il processo dell’anno’, sia perché l’imputato è eccellente sia perché le accuse, per l’ex vicepresidente della Lombardia Mario Mantovani, sono pesanti come pietre: corruzione (per aver promesso incarichi pubblici a un architetto che, in cambio, gli faceva lavori gratis), concussione (per aver fatto pesanti pressioni su alti funzionari pubblici al fine di lasciare al suo posto un dirigente del Provveditorato alle Opere pubbliche, imputato per corruzione) , turbativa d’asta (per essere pesantemente intervenuto sul capo di una Asl con lo scopo di far annullare una gara regolare per il trasporto dei malati dializzati) e abuso d’ufficio (per aver, nei panni di sindaco di Arconate, procurato vantaggi economico-patrimoniali a se stesso e ingenti danni ai suoi concittadini). Ora la Procura di Milano, rappresentata dal Pubblico ministero Giovanni Polizzi, dovrà dimostrare in aula la fondatezza delle accuse, mentre lui, l’imputato Mantovani, continua a dichiarare la sua innocenza.

L’origine dell’inchiesta

L’inchiesta della Guardia di finanza di Milano nasce dalla denuncia di un dirigente del ministero delle Infrastrutture, che mette nero su bianco una situazione incresciosa al Provveditorato opere pubbliche della Lombardia. Uno scenario da tregenda, con funzionari corrotti e politici che fanno il bello e il cattivo tempo. Le indagini cominciano da qui. E portano lontano, fino a disvelare un vero e proprio ‘entourage’ (da cui il nome dell’inchiesta) che fa capo a Mantovani, il quale secondo la Procura è anche il capo di un complesso sistema di società e cooperative, con cariche sempre affidate a prestanome, tutti fedelissimi del politico-imprenditore, diventato milionario con il business degli anziani e dei disabili. Basti pensare che in Lombardia, secondo i magistrati, gestisce una decina di strutture socio-sanitarie, tutte accreditate con la Regione, dalla quale incassa fra i 10 e 12 milioni di euro l’anno.

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L’arresto

La mattina del 13 ottobre 2015, all’alba, gli uomini della Guardia della finanza si presentano ad Arconate, nel ‘castello’ di via Turati. Suonano il campanello. Entrano e perquisiscono la sua casa (mentre altre perquisizioni vengono eseguite in tutte le sedi delle società e cooperative riconducibili a Mantovani, in Lombardia e in Emilia Romagna), dopo qualche ora le Fiamme Gialle escono e si portano via Mantovani, che passerà 40 giorni nel carcere di San Vittore e che poi andrà ai domiciliari con il parere favorevole della Procura. Secondo il Pm è paradossalmente più semplice controllare il politico nella sua abitazioni, dal momento che in carcere si assiste al ‘pellegrinaggio’ di “una pletora di parlamentari”.

Il cavillo

Mantovani tornerà libero il 16 aprile 2016, grazie a cavillo legale: il Tribunale del riesame, che aveva negato la scarcerazione con una motivazione netta e molto dura, deposita gli atti in ritardo. E nel diritto la forma è sostanza. Imputato a piede libero, Mantovani adotta un profilo basso, anche se la partenza è col botto: fa spedire migliaia di sms per invitare i cittadini di Arconate e dei comuni limitrofi a casa sua, in giardino, dove si svolge un aperitivo con brindisi e mini comizio.

“Sei una puttana”

Poi Mantovani si eclissa, finché non si mette in mente (sconsigliato da tutti, in primis dagli imbarazzati colleghi del centrodestra) di tornare in consiglio regionale. Del resto, è un suo diritto: è stato detronizzato da potente assessore alla Sanità e non è più vicepresidente, ma la carica elettiva non gliela può togliere nessuno. E l’Italia, del resto, è una strana nazione, dove un pluri-imputato continua a percepire uno stipendio di 12.000 euro al mese, pagato dagli impotenti cittadini lombardi. Il Movimento 5 Stelle protesta con i cartelli (“Vietato l’ingresso agli indagati per corruzione”), ma lui, Mantovani, vuole parlare. Si è pure portato una mini claque da Arconate a battere le mani, come ai bei tempi. Così, quando la consigliera ‘grillina’ Silvana Carcano fa ostruzionismo, l’ex vicepresidente lombardo copre il microfono con una mano e poi, ripreso dalle telecamere, le dice: “Sei una puttana” (GUARDA IL VIDEO).

La difesa

Per ora la difesa Mantovani, di merito, parla poco. Di tattiche molto di più. Celebre il tentativo di chiedere la revoca dei domiciliari per via di una depressione curabile, secondo uno psicoterapeuta, volando in parapendio, ora ci si interroga sulle prossime mosse, nella speranza che l’imputato voglia difendersi nel processo e non dal processo (come spesso fece il suo mentore, Silvio Berlusconi).

Il processo

Oggi alle 9,30 si comincia. Mantovani ha scelto di essere giudicato con il rito immediato, lasciando gli altri 14 indagati (tutti nella medesima inchiesta e tutti perché, a vario titolo, hanno fatto parte del suo ‘entourage’ o vi hanno gravitato intorno) al rito ordinario: per loro si dovrà attendere il prossimo ottobre, quando sapremo chi sarà rinviato a giudizio e chi, invece, sarà prosciolto.

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