Il 57enne di Legnano, nel Milanese, era stato scarcerato nel maggio del 2017. Secondo l’accusa, avrebbe ucciso Cataldo Aloisio per mantenere gli equilibri interni alla cosca di Cirò
28 MAGGIO 2019
LEGNANO (MILANO) – Questa mattina, martedì 28 maggio, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalle Procure di Milano e Catanzaro – guidate rispettivamente dai procuratori Francesco Greco e Nicola Gratteri – è stata data esecuzione a un provvedimento cautelare emesso dai Gip dei due capoluoghi nei confronti di cinque indagati per omicidio aggravato dalle finalità mafiose.
La genesi dell’inchiesta
L’attività d’indagine – nata come diramazione dell’operazione Stige del gennaio del 2018, che aveva disarticolato la Locale di ‘ndrangheta di Cirò Marina (Crotone) – ha permesso di far luce sull’omicidio di Vincenzo Pirillo, avvenuto il 5 agosto 2007 a Cirò, e quello di Cataldo Aloisio, commesso a Legnano (Milano) il 27 settembre 2008.
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I mandanti
L’attività investigativa, condotta dal Ros dei Carabinieri, ha permesso di accertare come i due delitti, maturati in seno al sodalizio cirotano e decisi dai vertici della Locale di Cirò (i boss Silvio Farao e Cataldo Marincola), fossero tra loro strettamente collegati e finalizzati al mantenimento degli equilibri interni all’organizzazione.
L’asse Cirò-Legnano
Nello specifico, l’esecuzione dell’omicidio in territorio lombardo sarebbe stata affidata a Vincenzo Farao e al capo della Locale di Lonate Pozzolo, il 57enne Vincenzo Rispoli, imprenditore del settore ortofrutticolo scarcerato nel maggio del 2017 e ciò confermerebbe anche lo stretto rapporto tra le due Locali di ‘ndrangheta che, come già accertato da sentenze definitive, operano in sinergia fra loro.
Uccisi zio e nipote
Dalle ordinanze dei Gip di Milano e Catanzaro emerge, inoltre, che l’eliminazione di Vincenzo Pirillo, già reggente della cosca, sarebbe stata stabilita da Cataldo Marincola e Giuseppe Spagnolo (che sarebbe anche l’esecutore materiale dell’omicidio) ed eseguita per punire l’impropria gestione delle casse del clan, avendo Pirillo anteposto i propri interessi al mantenimento delle famiglie dei detenuti. L’omicidio di Cataldo Aloisio, nipote di Pirillo, sarebbe quindi stato deciso per il timore di una sua vendetta, che avrebbe inevitabilmente destabilizzato gli equilibri interni alla cosca.