La villa di Arluno (nel Milanese) sequestrata al presunto boss Francesco ‘Ciccio’ Riitano, latitante da quasi 2 anni, è stata assegnata in via provvisoria all’associazione ‘Una casa anche per Te’ Onlus

6 MAGGIO 2019

di Alessandro Boldrini

ARLUNO (MILANO) – “Insieme si può”. Sono cariche di forza e di emozione le parole pronunciate da don Massimo Mapelli, presidente della Onlus ‘Una casa anche per Te’. Parole che sono riecheggiate nel caldo primo pomeriggio di mercoledì 1 maggio, durante la cerimonia d’inaugurazione della villa di via San Francesco d’Assisi 13 ad Arluno, nella frazione di Rogorotto, sequestrata alla ‘ndrangheta e assegnata provvisoriamente dal Tribunale di Milano all’associazione presieduta da don Massimo per il suo riutilizzo sociale.

Il presunto boss è ancora latitante

Fino a pochi mesi fa, all’interno dell’immobile, viveva la famiglia del presunto boss Francesco ‘Ciccio’ Riitano, sfuggito al maxi blitz delle Forze dell’ordine del 23 maggio 2017 e ancora oggi latitante. Ora diventerà invece una comunità d’accoglienza per minori non accompagnati e strappati da situazioni di degrado. Ma il lavoro da fare è ancora tanto. Perché la casa, prima di essere definitivamente lasciata, è stata vandalizzata: porte divelte, corrimano rimossi, sanitari distrutti e muri imbrattati con lo spray. Una prassi ormai consolidata, verrebbe da dire. E questo don Mapelli lo sa bene, avendo già vissuto un’esperienza simile con il ristorante ‘La Masseria’ di Cisliano, sequestrato al clan Valle.

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Gli interni dell’abitazione

Oggi, per la prima volta, noi di Libera Stampa siamo anche in grado di mostrarvi gli interni di questa villetta, che assieme alla corte di via Martiri della Libertà 51 costituiva il punto di snodo dei traffici internazionali di cocaina che – secondo la Procura – venivano gestiti dal ‘Generale’ Riitano e dalla sua schiera di narcos calabresi per conto della potente cosca ‘ndranghetista dei Gallace di Guardavalle (Catanzaro). La restituzione di questo immobile sequestrato alla comunità arlunese ha però un valore estremamente simbolico. E’ infatti raro che una struttura posta sotto sequestro venga restituita alla comunità ancora prima della confisca definitiva, che scatta invece dopo i tre gradi di giudizio.

Le parole del sindaco di Arluno

“Vedere un bene come questo che torna alla comunità è un respiro, una boccata d’ossigeno. Perché da un bene non può che nascere il bene”. Così il sindaco di Arluno, Moreno Agolli, che negli ultimi mesi ha lavorato intensamente insieme all’amministratrice giudiziaria nominata dal tribunale, Mariella Spada, per permettere la buona riuscita di questo progetto.