Sono 182 i cittadini cinesi in città e 13 di loro sono imprenditori. Hanno aperto nuove attività e comprato quelle storiche, come il ristorante Jolly, che ora diventa uno dei tanti luoghi per mangiare sushi. Siamo andati nei luoghi gestiti dal Sol Levante, abbiamo fatto domande. Ecco cosa ci hanno risposto

2 APRILE 2016

di Lorenzo Rotella

PARABIAGO (MILANO) – Il Sol Levante investe anche a Parabiago. Secondo il censimento datato dicembre 2015, i cinesi residenti in città sono 182. E se consideriamo che le attività gestite da loro sono 13, allora la media appare chiara: esiste un negozio, un bar, un parrucchiere o un ristorante ogni 14 persone. Per la precisione, si tratta di quattro pub, un market, due negozi di parrucchieri, una trattoria, una sartoria, un centro bio-naturale, una sala slot e due ristoranti, di cui uno in dirittura d’arrivo al posto della vecchia pizzeria Jolly. Cercando di capire da quanto tempo lavorano qui e in quanti sono a gestire ciascun settore, abbiamo riscontrato risposte e atteggiamenti diversi.

Chi ha risposto alle nostre domande
Alcuni dei proprietari hanno deciso di raccontarci in breve la loro storia. È il caso dei gestori de ‘Lo Zafferano’ e della sala d’azzardo adiacente, uno spazio situato sotto i portici di fronte alla biblioteca civica e a due passi dai giardini delle scuole elementari Manzoni. “Abbiamo rilevato la struttura da un italiano nel 2010 – ci racconta uno di loro – e la nostra è un’attività familiare: siamo in sette e ciascuno ha il suo ruolo, ci occupiamo noi di tutto. La sala per le slot machine è un investimento recente”. Il caso è analogo a quello del ‘Daniel’s’, un altro pub che si trova nel porticato di piazza Volontari del Sangue. La differenza sostanziale sta nel numero dei componenti familiari: si tratta di una giovane coppia, marito e moglie, con figli molto piccoli, che ha comprato l’esercizio circa sei anni fa.
Un po’ diversa è la vicenda del ‘Bar Oasi’, che fa da angolo in piazza Maggiolini ed è a due passi dal vecchio ristorante ‘Jolly’. Uno dei baristi è italiano e ci racconta la storia dell’attività: “Contando me, i cinesi e una ragazza rumena, all’interno lavoriamo in cinque. I proprietari hanno acquistato il locale nove anni fa e con la loro gestione sta andando bene. Di recente hanno anche deciso di ristrutturare un’ala, aggiungendo un’altra saletta interna con un grande televisore e qualche slot machine”. Un’altro negozio che sta andando a gonfie vele è quello dei parrucchieri di ‘An-Li’, che è riuscito ad aprirne due nel giro di 12 mesi e nello stesso isolato, per un totale di dieci dipendenti e di cui una italiana. La sartoria, a pochi metri dalla scuola primaria Manzoni, è invece guidata da una sola persona, che ha cominciato la sua avventura economica nel 2014. La vicina trattoria ‘Girasole’ di via IV Novembre, anche lei a gestione familiare, esiste da più di cinque anni.

Chi si è infastidito e non ha parlato
Chi non ha affatto gradito il nostro ingresso nella propria attività sono i dipendenti del ‘Fusion Restaurant’ e dello ‘Shangai Market’, entrambi situati nella zona di Piazza Mercato e molto vicini tra loro. Entrando nel ristorante, siamo stati accolti come se fossimo dei normali clienti: ci hanno chiesto in maniera gentile se volevamo consumare lì o preferivamo ordinare d’asporto. Non appena ci siamo presentati subito come giornalisti e abbiamo cominciato a fare anche a loro le domande poste negli altri locali, hanno cominciato ad affermare di non capire cosa stessimo dicendo e di non sapere bene l’italiano. Dato che poco prima parlavano perfettamente la nostra lingua, abbiamo provato ad insistere, ma alla fine hanno tutti dichiarato che il proprietario era assente e non sapevano nulla di quanto stavamo chiedendo. Stessa situazione all’interno dello ‘Shangai Market’: dopo le dovute presentazioni, anche la cassiera ha fatto una faccia stranita, affermando di non capire cosa stessimo dicendo. Cercando di spiegarci nella maniera più semplice possibile, anche lei ha risposto esattamente come i dipendenti del ‘Fusion’: “Il proprietario non c’è, io non so nulla”.

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Il caso Jolly e la nuova apertura
Lo storico ristorante italiano ‘Jolly’ ha abbassato per l’ultima volta la saracinesca lo scorso 30 novembre, dopo aver ceduto l’attività ai cinesi. Per un mese non si è saputo come e quando avrebbero aperto, ma verso i primi di gennaio siamo riusciti a scoprire che nel giro di tre mesi il nuovo locale sarebbe stato pronto. È di nuovo il dipendente del ‘Bar Oasi’ a dirci qualcosa di più: “Hanno intenzione di avviare un sushi-bar, ma per farlo vogliono ristrutturare tutto quanto, da cima a fondo, persino gli infissi e le vetrate. In pratica del vecchio Jolly resterà solo l’ubicazione, per il resto sarà completamente diverso”. Infine, negli ultimi giorni di marzo arriva la conferma del nuovo ristorante giapponese, con un post su Facebook: “Stuzzi Sushi voleva avvisare la gentile clientela che verso i primi di giugno aprirà un nuovo punto vendita a Parabiago, in piazza Maggiolini (ex ristorante Jolly)”. Pare dunque che questa estate il ‘Fusion Restaurant’ non sarà l’unico a cucinare il sushi in tutta Parabiago.