L’uomo, un 29enne residente a Milano, era già finito in carcere due volte per violenza sessuale. Davanti ai giudici ha chiesto aiuto: “Castratemi, non riesco a controllare i miei impulsi”. Sul suo telefono 1.800 foto pedopornografiche.

di Francesco Colombo

MILANO – E’ stato arrestato per la terza volta il pedofilo seriale G.V., 29enne residente a Milano ma originario di Abbiategrasso. L’uomo è finito in carcere a San Vittore con l’accusa di violenza sessuale su minori e detenzione di materiale pedopornografico. Già condannato due volte, era sottoposto al regime di sorveglianza speciale, con l’impossibilità di avvicinarsi a minori o a luoghi frequentati da minori. Ma ha violato la misura ed è quindi finito in prigione.

Pedofilo seriale davanti al Gip

Di fronte al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, Fabrizio Filice, l’uomo non solo ha ammesso i fatti che gli vengono contestati, ma ha addirittura chiesto aiuto: “Castratemi, non riesco a controllare i miei impulsi”. E, del resto, il 29enne pregiudicato – difeso dagli avvocati Roberto Grittini e Ylenia Sorbo – è già noto alla giustizia italiana. Arrestato una prima volta nel 2014 per violenza sessuale su minori, poi fu riconosciuto in foto dai genitori di alcuni ragazzi disagiati che lui fingeva di aiutare e finì in prigione per la seconda volta nel 2018. Il ragazzo, peraltro, collaborava con la sezione di assistenza profughi alla stazione Centrale di Milano: una circostanza, questa, che apre interrogativi inquietanti e ancora non vagliati.

Almeno due episodi di violenza sessuale

Oggi al 29enne vengono contestati due episodi di violenza sessuale ai danni di due ragazze minorenni, che vanno dai palpeggiamenti alla masturbazione. Il ragazzo aveva una strategia ben precisa: si è finto baby-sitter ed è riuscito a insidiarsi nella famiglia delle due ragazzine, per poi concretizzare le sue perversioni e consumare gli abusi. Sembra che le vittime abbiano già confermato gli abusi in sede di audizione protetta, alla presenza con e il supporto di professionisti adeguatamente formati.

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L’inchiesta

L’inchiesta è coordinata dal pubblico ministero della Procura di Milano sezione ‘Fasce deboli’, Francesca Gentilini, mentre le indagini sono affidate alla Squadra Mobile. Sul telefono del pregiudicato gli investigatori hanno trovato ben 1.800 file pedopornografici. Un numero davvero sconcertante, che dipinge il ritratto di una persona malata, da aiutare. Un aiuto invocato persino dallo stesso pedofilo seriale, rimasto però inascoltato dalle istituzioni, almeno fino ad oggi. L’uomo, infatti, per ben 2 volte, dopo essere finito in carcere, è stato scarcerato per fine pena e affidato al presidio criminologico. Nonostante questo (e nonostante assumesse sostanze per inibire gli impulsi), ci è sempre ricascato: com’è stato possibile? Quali sono le istituzioni che dovrebbero non solo perseguire penalmente il pedofilo – com’è giusto e doveroso – ma anche cercare di aiutarlo a controllare la sua patologia ed evitare che altre vittime vengano traumatizzate? Domande a cui lo Stato, presto o tardi, dovrà dare una risposta.