Magenta, l’uomo perseguitava la madre, picchiava la compagna e pedinava la figlia di lei

di Francesco Colombo

MAGENTA-BAREGGIO (MILANO) – Finisce a processo per aver picchiato e maltrattato la compagna 44enne di Bareggio e per aver molestato la figlia di appena 16 anni con appostamenti, telefonate e messaggi insistenti. Nel frattempo, lo arrestano per aver perseguitato la propria madre, nonostante il divieto di avvicinarsi a lei e l’obbligo di firma davanti alle forze dell’ordine. Protagonista un 36enne residente a Magenta, difeso dall’avvocato Roberto Grittini e attualmente detenuto nel carcere milanese di San Vittore.

Violenza contro la compagna

Il primo filone giudiziario è quello che lo vede imputato, presso il Tribunale di Milano, per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e atti persecutori. La prima udienza è prevista per il 16 febbraio. Secondo la Procura, l’uomo – da dicembre 2020 a ottobre 2021 – avrebbe denigrato, offeso, picchiato e minacciato la compagna nel corso di innumerevoli discussioni, “spesso in stato di ubriachezza” o “per motivi di gelosia”. In un’occasione le avrebbe persino puntato addosso una pistola – rivelatasi poi fasulla – minacciando di ucciderla. “Vuoi vedere che ti ammazzo”, avrebbe esclamato l’uomo, ormai fuori controllo, nei confronti della sua fidanzata. E poi pugni, calci, schiaffi e bastonate che, in diverse occasioni, hanno provocato alla donna ematomi e contusioni, tutti refertati dall’ospedale.

Perseguitava la figlia 16enne della sua ex

Come se non bastasse il 36enne, che non accettava la fine della relazione con la sua fidanzata, avrebbe perseguitato anche la figlia di lei. Telefonate, messaggi e appostamenti alle fermate dei bus per perseguitare la figlia minorenne della donna, di soli 16 anni, provocandole ansia e paura.

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Perseguitava la madre

Il secondo fronte giudiziario, invece, vede come persona offesa la madre del magentino. In questo caso il 36enne, rinviato a giudizio per maltrattamenti in famiglia, è stato arrestato e portato in carcere perché continuava a perseguitare la mamma. Sms, telefonate, appostamenti e reiterate richieste di denaro. Il tutto in aperta violazione dell’obbligo di avvicinamento stabilito il 30 marzo 2022 e dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria decretato lo scorso 20 agosto 2022. “La vittima viveva in un perdurante stato d’ansia”, scrivono i magistrati. Non solo: la donna “era costretta ad essere scortata fuori da casa da due vicini per evitare le molestie del figlio. L’unica misura idonea a fronteggiare la pericolosità sociale dell’imputato è il carcere, in quanto è indifferente alle prescrizioni che gli sono state imposte”.