Clamorose dichiarazioni al processo di Milano da parte del politico berlusconiano Mario Mantovani, ex vicegovernatore della Lombardia ed ex sindaco di Arconate. L’imputato chiede di rendere spontanee dichiarazioni e rivela che avrebbe potuto scappare, invece è restato in Italia a disposizione della giustizia. Difficile comprendere il senso di questa ‘boutade’
10 GENNAIO 2017
MILANO – “Avrei potuto scappare, invece non l’ho fatto”. L’ex vicegovernatore della Lombardia Mario Mantovani lo dice in aula, al processo di Milano, nel quale è accusato di corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. E lo dice al giudice Giulia Turri, presidente della quarta sezione penale. Il magistrato non fa una piega, anche se si fatica a cogliere il senso di questa dichiarazione spontanea. In altre parole, Mantovani lascia intendere che avrebbe potuto darsi alla fuga e sparire dalla circolazione, quando nell’aprile 2016 (grazie a un cavillo: un documento deposito dal Tribunale del Riesame fuori dai termini di legge) gli vennero revocati gli arresti domiciliari e divenne un imputato a piede libero.
Scappare, ma dove?
Già, ma dove avrebbe potuto scappare? Di sicuro all’estero. In Svizzera? Negli Emirati Arabi, magari a Dubai? Non è dato sapere. Ma soprattutto, un imputato a piede libero che resta in Italia non fa né più né meno del proprio dovere di cittadino. Evitare di scappare, pur potendolo fare, non dà diritto né a un premio né può essere considerato un titolo di merito. Per questo si fatica a comprendere lo scopo di dichiarare ai giudici una cosa del genere.
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Il ‘regno’ di Arconate
Nel frattempo, in attesa che il processo entri nel vivo, si apprende da ambienti giudiziari che un ruolo fondamentale nell’inchiesta è rivestito dalle questioni locali. Secondo la Procura, infatti, Mantovani avrebbe instaurato ad Arconate un piccolo regno, gestendo attività e comprando beni immobili, sempre servendosi di prestanome. In paese – dove il politico è stato assessore all’Urbanistica dal 1983 al 1988 e sindaco per 13 anni, dal 2001 al 2014 – Mantovani controlla, secondo l’accusa, la casa di riposo di Opera Pia Castiglioni, l’asilo nido ‘Lo Scoiattolo’ della cooperativa Serenitas e il centro disabili ‘Il Diamante’ della Fondazione Mantovani. Non solo, attraverso la società Spem Srl, Mantovani possiede 8 terreni di piccole dimensioni e vari immobili in via Silvio Pellico, una palazzina a due piani, in via IV Novembre, nonché parecchi immobili in piazza Libertà, fra cui un appartamento più box (in usufrutto a Marinella Restelli, moglie del politico). E ancora, un grande edificio in centro in usufrutto a Fondazione Mantovani, alcuni locali in vicolo San Rocco (utilizzati dalla cooperativa Sodalitas), un magazzino in via XXIV Maggio e un rustico.