L’affondo dell’ex primo cittadino di Magenta, oggi consigliere regionale: “Il sindaco Calati pensa ai vestiti e alle foto su Facebook”.
20 OTTOBRE 2019
MAGENTA (MILANO) – Per oltre due anni è stato zitto. Era stato lui, nel 2017, a rimettere assieme i cocci di un centrodestra che, nei fatti, non esisteva. Ed era stato lui a convincere i partiti a puntare su Chiara Calati. Sempre lui, aveva fatto conoscere l’allora candidato sindaco e aveva garantito per lei, anche di fronte a chi era scettico, perché Calati, di politica e di amministrazione, non sapeva quasi nulla.
Sgarbo istituzionale
Oggi Luca Del Gobbo (sindaco di Magenta per dieci anni e attualmente consigliere regionale) rompe il silenzio. La classica goccia che fa traboccare il vaso è l’iniziativa Ospedale in piazza, alla quale, invitato con una mail il giorno prima, non ha preso parte. Neppure una telefonata da parte del sindaco, neppure un briciolo di riconoscenza verso chi, all’ospedale di Magenta, ha dato molto, impegnandosi per far arrivare dalla Regione milioni di euro preziosi, grazie ai quali la città avrà un nuovo pronto soccorso e nuovi servizi.
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L’intervista
Consigliere Del Gobbo, cos’è successo?
“Mi pare evidente. Non sono gradito. Ma se è così, basta dirlo. Magari, la prossima volta, meglio dirlo prima delle elezioni. Al netto di questa scortesia, mi dispiace non esserci stato. Mi dispiace per i medici e gli infermieri, che rappresentano la nostra eccellenza. Mi chiedo chi li aiuterà”.
In che senso?
“Nel senso che la giunta glamour di Magenta, come il sindaco l’ha definita, si preoccupa dei vestiti, delle foto, dei post su Facebook e delle passerelle con i politici. Ma chi risolve i problemi? Il nuovo pronto soccorso, complice la chiusura di Abbiategrasso, ha bisogno di dieci infermieri e tre medici. Senza parlare del caso Urologia: manca il primario. Che facciamo, lasciamo che il servizio vada a Legnano? Il sindaco glamour lo ha chiesto all’assessore Giulio Gallera oppure si è limitata a farsi fotografare?”
Lei potrebbe forse dare qualche consiglio utile, o no?
“Ne ho dati moltissimi, tutti inascoltati. Dal giorno dopo la vittoria elettorale è cambiata ogni cosa e io davvero non voglio né essere invadente né essere preso in giro. Provo solo tanta tristezza guardando la ‘mia Magenta’. Immobile, chiusa, tutta apparenza e zero sostanza”
Eppure l’amministrazione Calati avrebbe dovuto instaurare una sorta di continuità con il decennio di centrodestra 2002-2012, quello guidato da lei. Non erano questi i patti?
“Questa era l’idea, queste erano cose che si dicevano in campagna elettorale. Ma se c’è una cosa evidente a tutti è che questa giunta è la perfetta discontinuità con il modello della mia amministrazione”.
Si dice sempre che “erano altri tempi”, c’erano più soldi. All’epoca era più facile governare?
“Questa è una barzelletta. Trovammo le casse semi vuote. E se siamo riusciti a far ripartire Magenta, ciò è stato dovuto al nostro impegno quotidiano, dalle grandi aree dismesse all’amministrazione ordinaria. Noi lavoravamo tanto, oggi si preferisce chiacchierare”.