Bareggio, violata la privacy di chi ha firmato la petizione per il ‘No’ alla piscina in via Corbettina
BAREGGIO (MILANO) – Firmano una petizione e si vedono poi il proprio nome e cognome pubblicato sul sito Internet del Comune: violata la privacy di 450 cittadini di Bareggio, nel Milanese.
Privacy violata
Violata la privacy di oltre 450 cittadini. E’ questa l’accusa mossa contro il segretario generale del Comune di Bareggio, Miranta Colacicco. La polemica nasce dalla pubblicazione sull’albo pretorio (quindi visibile a tutti i cittadini) di una delibera relativa al consiglio comunale aperto dello scorso 5 marzo. Durante la seduta si è discusso della possibilità di costruire una piscina nell’area verde di via Corbettina. Allegata alla delibera, però, sul sito Internet del Comune è comparsa anche la petizione, firmata da oltre 450 cittadini, con tanto di nome, cognome e dati sensibili dei sottoscrittori.
L’esposto al garante della privacy
In sostanza, chi ha firmato la petizione contro la costruzione del centro natatorio in via Corbettina, nell’ex campeggio del Bareggino, ha visto spiattellato il proprio nome sul sito, alla mercé di chiunque. Oltre al nome e cognome, comparivano anche tutti gli altri dati sensibili che si rilasciano quando si sottoscrive una petizione: indirizzo di casa e numero della carta di identità. L’allegato alla delibera, contenente questi dati, sensibili, è stato rimosso nel giro di un paio di giorni, dopo la segnalazione di alcuni cittadini agli uffici comunali. Ma non tutti sono passati sopra all’errore: alcuni firmatari hanno deciso di fare un esposto al garante della privacy, segnalando l’errore commesso dal segretario comunale (responsabile della pubblicazione degli atti).
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L’affondo del Pd
A criticare l’operato di Colacicco è anche il capogruppo del Partito democratico, Tina Ciceri. “Sono errori che non dovrebbero succedere – dichiara – Il segretario Colacicco dovrebbe svolgere meglio il proprio compito di supervisione, anche perché non è la prima volta che si commettono sbagli gravi”. E la colpa non può certo ricadere dipendenti comunali, che si limitano ad ‘eseguire’ le richieste del segretario.