Sarebbe dovuto cominciare ieri il processo al presidente della Lombardia, Roberto Maroni, imputato per “turbata libertà di scelta del contraente” e “induzione indebita”. Sarebbe, perché il governatore leghista, che da Silvio Berlusconi qualcosa ha imparato, ha chiesto e ottenuto un rinvio per “legittimo impedimento”. Stessa cosa ha fatto il suo avvocato, impegnato in altri procedimenti lo stesso giorno. Tutto rimandato al prossimo 5 maggio
4 MARZO 2016
MILANO – Cominciamo male. Ieri in tribunale il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha presentato una richiesta di legittimo impedimento nel processo che lo vede imputato per “turbata libertà di scelta del contraente” e “induzione indebita”. E’ stato l’avvocato del governatore leghista, Domenico Aiello, a farlo presente ai giudici della quarta sezione penale in apertura di udienza. Motivo? Il governatore era impegnato a Roma in una conferenza Stato-regioni, decisiva per i destini del mondo, sulla ludopatia. Non sapevamo che il tema appassionasse Maroni così tanto. Oggi lo sappiamo. E ne prendiamo atto. Non sappiamo neppure se il convegno sulla ludopatia sia una ragione sufficiente per non presentarsi al processo. I giudici non hanno espresso valutazioni, perché lo stesso avvocato Aiello ha pure lui presentato un legittimo impedimento, essendo impegnato in altri due procedimenti, sempre ieri e sempre a Milano. Che sfortuna. Il collegio giudicante ha dunque accolto l’impedimento di Aiello rinviando l’udienza al prossimo 5 maggio, sperando che non ci siano altri convegni, magari sull’annoso problema del randagismo.
Le accuse
Maroni è imputato perché, secondo la Procura, nel maggio 2014 avrebbe esercitato pressioni (“induzione indebita, articolo 319 quater, secondo comma) sui vertici Expo per fare ottenere un biglietto in business e un soggiorno in un albergo pluristellato di Tokyo (costo di circa 6.000 euro), a Maria Grazia Paturzo. Secondo il Pubblico ministero, Eugenio Fusco, ci sarebbe una ragione precisa per aver agito così: Maroni sarebbe cioè legato alla Paturzo “da relazione affettiva”. A Maroni e al compagno di partito Andrea Gibelli (ex segretario generale della Regione e oggi presidente di Ferrovie Nord) i magistrati contestano anche la turbata libertà di incanti, per aver fatto ottenere una consulenza da 30.000 euro a Mara Carluccio, senza indire una gara pubblica.
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Rischio decadenza
Se l’induzione indebita venisse dimostrata, per il governatore leghista sarebbero guai seri, perché il reato è compreso nella legge Severino, che disciplina la sospensione e la decadenza dalle cariche pubbliche. Nel caso di una condanna di primo grado, Maroni dovrebbe quindi lasciare la carica di governatore. Piove dunque sul bagnato per una giunta travolta dagli scandali, sulla cui tenuta comincia ad avere dubbi lo stesso capo del Carroccio, Matteo Salvini.
Maroni: “Sono serenissimo”
“Era ora, finalmente dopo un anno di indagini si chiude. Se per una sciocchezza come questa ci vuole un anno, poveri noi. Detto questo, io sono tranquillissimo, non ho mai fatto pressioni in vita mia per nessuno, per i miei figli, amici o parenti”. Così si era espresso il governatore Maroni nel giorno della chiusura delle indagini, cercando di minimizzare l’inchiesta del Pm Fusco. Il quale tuttavia ha inserito nel fascicolo un sms inequivocabile, che peraltro crea non pochi imbarazzi al presidente lombardo.
Un sms che imbarazza Maroni
“Christian, il Pres. ci tiene acché la delegazione per Tokyo comprenda anche la società Expo attraverso la dottoressa Paturzo”. E’ l’sms agli atti dell’inchiesta che il direttore generale di Expo Christian Malangone (già condannato col rito abbreviato a 4 mesi di carcere) riceve il 27 maggio 2014 da Giacomo Ciriello, capo della segreteria del governatore lombardo. Ciriello aggiunge poi che pure la Paturzo deve viaggiare in business class e alloggiare in un albergo di lusso. Chi sia o meno un reato, lo stabiliranno i giudici. Che sia imbarazzante per un politico che frequenta il Family Day, lo hanno già stabilito i fatti.