In manette anche un direttore sanitario e un imprenditore di prodotti medicali e ortopedici: le società coinvolte avrebbero guadagnato 3,5 milioni di euro in modo illecito
10 APRILE 2018
MILANO – Ennesima bufera nella Sanità lombarda in seguito a un’inchiesta della Procura di Milano che ha portato all’arresto di 6 persone per corruzione, tra cui 4 primari della clinica ‘Galeazzi’ e dell’ospedale ‘Pini’, un direttore sanitario e un imprenditore. Per i 5 dirigenti sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre il ‘businessman’ stato tradotto in carcere.
3,5 milioni di commesse ottenute illegalmente
Secondo i Pubblici ministeri Eugenio Fusco e Letizia Mannella, il 53enne Tommaso Berenicci, amministratore di 5 società che commercializzano prodotti medicali e ortopedici, avrebbe ricevuto più di 3,5 milioni di euro di commesse grazie a regali, favori e soldi a beneficio dei 5 dirigenti sanitari. La corruzione dei medici sarebbe infatti avvenuta tra il 2012 e il 2017, per mezzo di assegnazioni di consulenze, concessioni di quote societarie, sponsorizzazioni di convegni, assunzioni di parenti e cesti di Natale pagati dalle imprese di Berenicci.
Sostieni la Libera Informazione
Sul nostro giornale on line trovi l’informazione libera e coraggiosa, perché noi non abbiamo padroni e non riceviamo finanziamenti pubblici. Da sempre, viviamo soltanto grazie ai nostri lettori e ai nostri inserzionisti. Noi vi offriamo un’informazione libera e gratuita. Voi, se potete, dateci un piccolo aiuto.
Cinque medici in manette
I sanitari arrestati sono due primari del ‘Galeazzi’ e due primari e il direttore sanitario del ‘Pini’. Consulenze, partecipazioni societarie ed altri benefit (di entità ancora indefinita, ma dell’ordine delle decine di migliaia di euro) sarebbero stati ottenuti da Carlo Romanò e Lorenzo Drago, entrambi primari del ‘Galeazzi’, rispettivamente responsabile del laboratorio analisi e primario del centro di chirurgia ricostruttiva. In manette anche Giorgio Maria Calori, primario di chirurgia ricostruttiva del ‘Pini’, verso il quale sarebbero stati versati periodicamente del soldi, oltre a 200.000 euro come contratti di consulenza e 128.000 sterline per transazioni societarie nel Regno Unito. Sempre del ‘Pini’ Carmine Cucciniello, direttore di ortopedia, avrebbe ricevuto 100.000 euro per contratti di consulenza sull’impiego di protesi e altri 65.000 come retribuzione del figlio assunto da una delle società dell’imprenditore. L’ultimo arrestato è Paola Navone, direttore sanitario del ‘Pini’, a cui è stata pagata la partecipazione a due convegni (da 5.000 euro ciascuna) e un cesto di Natale da 1.000 euro, sempre per favorire le società di Berenicci.
False diagnosi per operare più pazienti
Il lato più oscuro della vicenda riguarda però l’accusa di aver diagnosticato false patologie, al fine di operare più pazienti, incassando così i rimborsi previsti e giustificando l’uso intensivo del materiale medico fornito da Berenicci. L’accusa per ora riguarda soltanto il primario Calori, grazie a un’intercettazione tra Berenicci e Cucciniello in cui si parlava della condotta del chirurgo. Gli inquirenti hanno dato il via a un’indagine per capire se anche gli altri sanitari coinvolti fossero implicati nel giro di false diagnosi.
Indagato anche un ex magistrato
Nell’inchiesta risulta indagato anche il magistrato in pensione Gustavo Cioppa, ex sottosegretario alla Regione Lombardia durante la giunta Maroni, che al Pirellone esercitava un ruolo di garante alla legalità. Per lui (che è stato anche procuratore della Repubblica di Pavia) sono state ipotizzate le accuse di abuso d’ufficio e favoreggiamento.