Imputato per stalking, aveva più volte rifiutato di dimettersi, spalleggiato dal sindaco di Santo Stefano Ticino, nel Milanese. Poi Fabio De Vecchi aveva lasciato la carica di assessore alla Sicurezza, pur continuando ad affermare la propria innocenza. Di diverso avviso il tribunale di Milano, che lo ha condannato assieme al fratello per avere reso insopportabile la vita di una loro cugina
5 FEBBRAIO 2017
di Ersilio Mattioni e Martina Salasso
SANTO STEFANO TICINO (MILANO) – Fabio De Vecchi, fino a pochi mesi fa assessore alla Sicurezza a Santo Stefano Ticino, nel Milanese, è stato condannato in primo grado dal tribunale di Milano a 6 mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena, per il reato di stalking. Stessa pena è stata inflitta a suo fratello, Renzo De Vecchi, un carrozziere di Magenta. Secondo i giudici i De Vecchi hanno perseguitato una cugina con una pluralità di episodi fastidiosi, tali da renderle impossibile la vita. L’ex assessore e suo fratello, nella mattinata di martedì 17 gennaio, sono anche stati condannati al pagamento di 5.000 euro in via previsionale, anche se sull’esatta quantificazione dei danni dovrà pronunciarsi il giudice di pace.
Ricorso in Appello
Contro la sentenza di primo grado i fratelli De Vecchi hanno già annunciato il ricorso in Appello: “Intanto attendiamo che siano depositate le motivazioni, dopodiché – ha dichiarato l’avvocato Giancarlo Podda – impugneremo la sentenza”. Soddisfazione invece da parte della querelante, il cui nome non viene reso noto per ragioni di privacy.
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La vicenda
La vicenda era nata per una banale lite sulla divisione di una cascina, dove abita sia la querelante sia Renzo De Vecchi. Il diverbio si era però trasformato, secondo l’accusa, in atti persecutori consistenti anche in una serie di danneggiamenti e comportamenti arroganti, alcuni di essi filmati dalle telecamere. Secondo la difesa, invece, i comportamenti sarebbero avvenuti a seguito di provocazioni da parte della famiglia della cugina. Era così scattata la denuncia, che ha poi portato al rinvio a giudizio, al processo e alla condanna di martedì scorso a carico dell’ex amministratore e di suo fratello.
Un caso politico
Per mesi l’allora assessore alla Sicurezza aveva più volte rifiutato di dimettersi, nonostante fosse già imputato, dalla giunta di centrodestra, spalleggiato nella sua decisione dal sindaco Dario Tunesi (Forza Italia), dal vicesindaco Alessio Zanzottera (Lega Nord) e dalla maggioranza degli assessori e dei consiglieri. Alla fine, sotto le pressioni di stampa e opinione pubblica, De Vecchi aveva abbandonato la sua carica, dichiarando di volersi difendere da privato cittadino e continuando ad affermare la sua innocenza, in quanto del tutto estraneo ai fatti che gli venivano contestati. Di diverso avviso la Procura di Milano, che aveva chiesto per i due fratelli una condanna leggermente più pesante: 8 mesi. Al di là della lieve differenza, la sentenza del tribunale di Milano ha di fatto accolto le tesi dell’accusa, riconoscendo l’attività di stalking nei confronti della cugina dei De Vecchi. Ora per l’ex assessore e per il carrozziere magentino si apre una fase di riflessione: solo quando saranno note le motivazioni dei giudici, il legale della difesa potrà valutare il ricorso in Appello.