A Magenta, nel Milanese, destra e sinistra riportano la città ai tempi del proibizionismo: Daspo urbano e tanti divieti: dalla musica alla birra in strada, fino al gioco

29 DICEMBRE 2017

di Elisa Turati

MAGENTA (MILANO) – Criminalità e sicurezza sono i temi più gettonati dai politici dell’Altomilanese. E Magenta, cittadina dell’hinterland, non fa eccezione. Ormai non si parla d’altro, di quanto i cittadini non siano al sicuro, di quanto la città sia diventata terreno fertile per i malviventi e di come sia urgente correre ai ripari per assicurare serenità a chi, questo territorio, lo abita. Se la città è già stata protagonista di una guerra nel famoso 4 giugno 1859, dopo ben 158 anni, nella serata di lunedì 11 dicembre, Magenta scende di nuovo in campo per affrontare il nemico mitragliandolo, stavolta, con le pagine del nuovo ‘Regolamento di Polizia urbana’, illustrato dal comandante Monica Porta, con il quale il sindaco può emanare specifiche ordinanze della durata di tre mesi.

L’alleanza destra-sinistra

Il campo di battaglia? La sala consiliare di via Fornaroli, questa volta teatro non di uno scontro ma di una coalizione: la maggioranza di centrodestra e l’opposizione di centrosinistra si alleano per combattere in maniera più efficace il presunto nemico, approvando all’unanimità un testo che sembra descrivere una sorta di ‘Stato di Polizia’. Del resto, nella nuova amministrazione del sindaco Chiara Calati (Lombardia Popolare), è forte il peso politico della Lega Nord, primo partito della coalizione, che esprime due assessori tra cui il vicesindaco Simone Gelli, titolare della delega alla Sicurezza.
Il Daspo urbano
Il progetto licenziato dal consiglio comunale è un aggiornamento del Regolamento di Polizia urbana del 2002, che tiene conto degli odierni scenari del territorio e sfodera come principale arma di battaglia il Daspo, documento introdotto dalla legge Minniti, il quale dispone di due strategie per salvaguardare la sicurezza dei cittadini e del territorio: ordine di allontanamento e divieto di accesso. Sono misure eccezionali applicate in caso di molestia accertata. Si può arrivare a chiedere l’allontanamento da una determinata area per 48 ore o dai 6 mesi ai 5 anni a seconda dei casi, in aggiunta al pagamento di una sanzione di tipo amministrativo. Nel Daspo sono comprese le aree più frequentate che necessitano di maggiore tutela e prevenzione, come le scuole, i parchi e giardini pubblici, le aree monumentali, l’area dell’ospedale, l’area esterna della ferrovia e le fermate degli autobus.
Il ‘coprifuoco’
Il nuovo Regolamento ha anche un’arma segreta: la prevenzione. Per garantire sonni tranquilli ai cittadini, si cercherà di ridurre l’orario d’apertura di bar, circoli privati e di tutte quelle attività con grande clientela e che prevedono l’utilizzo di musica, vietando rumori e schiamazzi dalle 24 alle 7. Nel caso di mancato rispetto di queste norme, il sindaco potrà emettere un’ordinanza che riduce, per massimo 3 mesi, l’orario di apertura. Facendo un salto indietro nel tempo, ricordiamo che nel 2014 è stata emessa un’ordinanza dall’allora giunta Pd, che impone il divieto di bere alcolici in luoghi pubblici dalle 22 alle 6 sempre per ragioni di ordine pubblico e che è tutt’ora vigente. Vengono messi freni anche all’arte con una regolamentazione minima prevista per l’attività degli artisti di strada, in particolare per i musicisti, i quali, per evitare di recare noia alla popolazione, possono esibirsi nello stesso posto solo per due ore ed esclusivamente nelle fasce orarie che vanno dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19.
Giocatori d’azzardo e prostitute: multe salate
Uno dei nuovi articoli tratta, nello specifico, la prevenzione dei fenomeni criminosi assicurando l’intervento tempestivo da parte della Polizia locale qualora si verichino casi di prostituzione, gioco d’azzardo (anche legale) e spaccio di sostanze stupefacenti nei luoghi maggiormente frequentati e visibili al pubblico, per i quali è prevista una sanzione di 400 euro. Nel caso di prostituzione su strada, l’intervento si limiterà a concentrarsi sulla ricaduta che può portare a livello di sicurezza stradale. Infatti, sfruttamento e istigazione alla prostituzione sono già normate da una legge che cade nel penale. Le armi ci sono, il fronte comune anche. Ora per conquistare l’obiettivo ‘sicurezza’ mancano solo i soldati. Ma siamo davvero in guerra?