La ragazza, di Vittuone (Milano), aveva 17 anni quando le diagnosticarono la malattia.
3 NOVEMBRE 2019
VITTUONE (MILANO) – La sua storia è diventata virale in rete grazie al giornalista e conduttore televisivo Carmelo Abbate. Lei è Natascia Aresini, 28enne di Vittuone da poco trasferitasi a Corbetta: dopo dieci anni di battaglie ha sconfitto il tumore.
I primi sintomi
“Era il 2008, avevo 17 anni – racconta Natascia – Ero in vacanza al mare e ho sentito un bozzo sul collo. Pensavo fosse dovuto a un incidente avvenuto il mese prima. Ma tornata dalle ferie ero sempre stanca, avevo la febbre alta”. Così Natascia si fa visitare all’ospedale di Magenta. Il primo medico che la vede non dà peso alla cosa e pensa a una mononucleosi curata male. Ma questa diagnosi non convince i suoi genitori e i sintomi non passano.
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La diagnosi
“A novembre mi ricoverano, il medico aveva già capito tutto. Il primo dicembre 2008 mi dissero che dovevo essere forte, il 3 dicembre mi diedero la notizia”. Natascia aveva un tumore: linfoma di Hodgking al quarto stadio. Inizia la chemio, Natascia è distrutta. Perdeva i capelli, il corpo stava cambiando e con lui il suo umore.
Il ballo come terapia
“Il 2 gennaio avrei fatto 18 anni, sognavo una grande festa – si confessa – Ma non mi sono mai arresa: ho trovato la forza per mio fratello, che all’epoca aveva 3 anni, e per i miei genitori. E ho continuato ad andare a ballare, con i miei amici. Il ballo era la mia medicina, mi sentivo leggera, non pensavo a niente”.
Dieci anni di battaglie
Dopo dieci anni di cure e controlli, Natascia ha vinto: “Ho fatto il penultimo controllo a marzo e mi hanno detto che sembra essere tutto rientrato. Nel 2020 avrò l’ultima visita, ma solo per scrupolo, e poi il mio fascicolo sarà chiuso”.
Nuova vita
Dieci anni che le hanno cambiato la vita: “Mi porto dietro un bagaglio di paure,ma anche un nuovo senso della vita. Prima ero chiusa, timida, insicura, ora ho tirato fuori carattere e non ho paura di vivere le emozioni. Vivo le piccole cose, i piccoli gesti e apprezzo tutto ciò che la vita mi offre. In parte devo ringraziare il mio linfoma perché senza di lui non sarei mai diventata quello che sono. Ci tengo a dare fiducia alle persone che vivono esperienze come la mia: ogni caso è a sé, ma ce la si può fare”.