Tentato omicidio e spaccio nei boschi della droga tra Buscate e Arconate: 5 arresti tra Cuggiono e Boffalora, un latitante
ALTOMILANESE – Tentato omicidio e spaccio nei boschi dell’Altomilanese: cinque persone arrestate, uno degli indagati è ancora latitante.
Tentato omicidio e spaccio: gli arresti
A partire dalle prime ore di lunedì 18 luglio i Carabinieri di Busto Arsizio hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. A emettrla, il Gip del Tribunale di Busto Arsizio, Piera Bossi, nei confronti di sei persone, quasi tutte residenti a Cuggiono. Si tratta di quattro uomini (B.A., italiano classe 1979 di Cuggiono; L.I., albanese nato nel 1972, di Cuggiono ma di fatto residente a Sedriano, titolare di un bar di Cuggiono noto per essere centro di spaccio; G.I., 1970, Cuggiono; E.A., marocchino classe 1995, di Buscate, ancora latitante) e due donne (T.M.R, 1976, residente a Boffalora sopra Ticino, impiegata alla Magneti Marelli di Corbetta; S.D., 1983, di Cuggiono, moglie del ‘dominus’ dello spaccio, B.A.).
Le accuse
I sei sono accusati a vario titolo di tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione e spaccio di sostanze stupefacenti. Al termine delle formalità di rito, gli indagati sono stati tradotti nelle carceri di Busto Arsizio, Varese e Como. Ancora in corso le ricerche per individuare il latitante.
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L’agguato nei boschi
Una intricata vicenda, che trae origine da un episodio risalente al 20 agosto del 2020. E’ da poco passata la mezzanotte quando, in via Ceresio a Sant’Antonino, frazione del Comune di Lonate Pozzolo (Varese), i Carabinieri di Busto Arsizio ritrovano il corpo ferito di Kamal Chakiri (non indagato), pusher marocchino di 31 anni. Il giovane presenta una ferita da arma da fuoco al braccio destro.
Le indagini
Le articolate indagini, condotte dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile anche attraverso intercettazioni e interrogatori di consumatori di sostanze stupefacenti, hanno portato a ricostruire quanto davvero accaduto la notte del 20 agosto di due anni fa. Non solo: gli inquirenti hanno smantellato un ramificato giro di spaccio, per lo più di cocaina, hashish ed eroina. Le cessioni ai consumatori avvenivano anche nei boschi tra Buscate e Arconate, a Inveruno, Cuggiono, Parabiago, Busto Garolfo, Castellanza, Lonate Pozzolo e Comuni limitrofi.
Bersaglio sbagliato
In particolare, grazie al racconto di una testimone pentita (di origini brasiliane), è emerso che l’agguato a Chakiri è stato frutto di un errore. Il 31enne era il bersaglio sbagliato. Nel mirino degli assalitori, nell’ambito di una spedizione punitiva a causa di debiti per droga, c’era E.A., marocchino classe 1995 residente di fatto a Buscate, conosciuto con i soprannomi di ‘Piccolo’ e ‘Simon’. Il giovane, coadiuvato nell’attività di spaccio dalla compagna, la boffalorese T.M.R., era a capo del giro di droga nei boschi tra Arconate e Buscate e il pusher ferito lavorava per lui.
Debiti non pagati
E.A. aveva maturato un debito da 30.000 euro nei confronti del suo fornitore di droga, B.A., un italiano di 43 anni di Cuggiono, agricoltore, aiutato nell’attività di spaccio da S.D., sua moglie. Un giro d’affari che gli fruttava profitti illeciti per 9-10 mila euro al giorno. Nonostante i continui avvertimenti da parte del fornitore, E.A. non aveva saldato il suo debito per le forniture di cocaina. Per questo motivo B.A., insieme a due ‘collaboratori’, l’albanese L.I., titolare del bar di Cuggiono e uscito dal carcere nel 2019 sempre per spaccio, e l’italiano G.I., ha poi organizzato la spedizione punitiva.
Il tranello
Servendosi di una donna, divenuta poi testimone chiave per le indagini, il terzetto ha messo in piedi l’agguato. B.A. dapprima chiede alla donna di origini brasiliane di contattare telefonicamente il pusher marocchino ‘insolvente’ e, con la scusa di acquistare qualche dose di droga, organizzare un incontro. Decisi data, luogo e ora, la banda, insieme alla donna, ignara della volontà dei tre di aggredire lo spacciatore, raggiungono Buscate, zona di spaccio di E.A., sulla diramazione della Strada Statale 117, tra via Busto Arsizio e via Gramsci.
Il pestaggio
La macchina si ferma. Non appena i tre vedono uscire dal bosco un uomo, presupponendo sia E.A., lo immobilizzano e lo colpiscono violentemente su tutto il corpo, armati di bastoni e spranghe. Nonostante le botte ricevute, però, il marocchino, risultato poi essere Kamal Chakiri, riesce a darsi alla fuga tra la boscaglia. E’ a quel punto, mentre il 31enne è di spalle, che l’albanese L.I. esplode un colpo di pistola, ferendo il ragazzo al braccio destro. Immediatamente, i tre aggressori e la donna usata come esca, scappano, in direzione di Cuggiono, convinti di aver colpito il bersaglio giusto, ovvero E.A.
Il depistaggio
Subito dopo l’aggressione, E.A. e la compagna vengono avvertiti che un loro galoppino è rimasto ferito. Così si recano a Buscate, caricano il corpo in auto (accertandosi di ritrovare i bossoli esplosi) e lo trasportano a Lonate Pozzolo. Il tutto per depistare le indagini e per evitare che la loro zona di spaccio potesse saltare. E sarà proprio nel Comune del Varesotto che i Carabinieri ritroveranno il corpo ferito di Chakiri.
Il tentativo di mediazione
E.A., comprendendo di essere lui il vero bersaglio dell’agguato, cerca una mediazione con il suo fornitore. Così versa una cospicua somma di denaro, ottenuta grazie al Tfr che la compagna aveva nel frattempo richiesto all’azienda per cui lavora, la Magneti Marelli di Corbetta.
La seconda aggressione
Accertatisi dell’identità degli aggressori di Chakiri, E.A. e la compagna chiedono all’agricoltore di Cuggiono un incontro. E così, il 12 settembre, accompagnati da un loro conoscente, si recano a casa del cuggionese, per metterlo di fronte alle proprie responsabilità. Ma le cose non vanno come sperato. B.A. li raggiunge a casa accompagnato dai due compari con cui aveva realizzato l’agguato ai danni del pusher marocchino e, una volta accerchiati, i tre vengono brutalmente pestati. La donna boffalorese viene afferrata per il collo e minacciata con una pistola. Il suo compagno viene picchiato da B.A. e dall’amico G.I., mentre il loro accompagnatore riesce a fuggire. La donna, riuscendo a divincolarsi, scappa e chiama i soccorsi. Successivamente denuncerà l’aggressione subita davanti ai Carabinieri di Cuggiono e Busto Arsizio.
Gli interrogatori
Ora, grazie alle indagini svolte dall’Arma, i protagonisti di questa vicenda si trovano in carcere. Ieri mattina, giovedì 21 luglio, si sono svolti gli interrogatori di garanzia davanti al Gip Bossi. L.I. e G.I., difesi dall’avvocato Stefano Gobbi, e B.A. e S.D., rappresentati dal legale Roberto Grittini, hanno scelto la linea del silenzio. Emerge però uno spaccato di malavita nel nostro territorio che sempre più spesso si mostra, a causa di violenti fatti di cronaca, in tutta la sua brutalità.