Vittorio Farina, patron del gruppo ‘Netweek’, editore di 63 pubblicazioni tra cui il settimanale ‘Settegiorni’, è stato arrestato con l’accusa di “bancarotta fraudolenta aggravata” per il fallimento della ‘Ilte’. Avrebbe creato un ‘buco’ da 50 milioni di euro, denaro poi scomparso dalle casse della società. L’inchiesta potrebbe ora allargarsi. Storia di un imprenditore italiano, tra stampa, mattone e amicizie ‘pericolose’, come quella con il lobbista Bisignani
15 SETTEMBRE 2017
TORINO – E’ un personaggio da romanzo, Vittorio Farina. L’imprenditore arrestato ieri dalla Guardia di Finanza di Torino con l’accusa di “bancarotta fraudolenta aggravata” non è noto al grande pubblico, anche se ogni italiano con più di 30 anni, almeno una volta nella vita, avrà sfogliato le ‘Pagine Bianche’ e le ‘Pagine Gialle’. Ecco, le ha inventate lui. Tempi gloriosi, quelli. Ma ormai sono lontani, quasi cancellati dai fatti di cronaca giudiziaria: Farina è accusato di aver creato un ‘buco’ da 50 milioni di euro, denaro che sarebbe poi sparito dalle casse della gloriosa ‘Ilte’, la società che per decenni recapitò gli elenchi telefonici nelle case degli italiani.
Il business della stampa locale
In ordine di tempo, è l’ultimo business. Dopo aver ceduto alla famiglia Percassi i ‘Negozi multicanale’ (affare redditizio nelle nuove tecnologie), il gruppo di Farina compra ‘Dmail’, società che presto cambia nome in ‘Netweek’: vanta 63 giornali locali tra Lombardia e Piemonte, tra cui le 4 edizioni del settimanale ‘Settegiorni’: periodici diffusi nell’Altomilanese tra Rho, Bollate, Magenta, Abbiategrasso, Legnano e Castano Primo. La linea editoriale di queste pubblicazioni è molto ‘leggera’: poca politica e poche inchieste, ampio spazio a eventi di cronaca bianca, impreziositi con pagine e pagine di fotografie. E poi ci sono i concorsi: ‘famoso’ quello che raccoglie i biglietti dei bimbi delle scuole elementari nel giorno della ‘Festa della mamma’. Altrettanto ‘celebre’ la rubrica sui neonati, fotografati direttamente nei lettini degli ospedali. Ma il vero ‘pezzo forte’ sono i morti. Accanto alla cronaca nera, ‘Settegiorni’ sceglie di ‘valorizzare’ qualunque defunto: dal panettiere 90enne di un piccolo comune alla storica bidella delle scuole. Format e linea editoriale, nelle varie testate locali, sono sempre uguali. Il gruppo di Farina, peraltro, è ambizioso: l’anno scorso il patron annunciò lo sbarco in Veneto con 4 nuove riviste, cui sarebbe seguita la ‘campagna’ per conquistare l’Emilia Romagna. Poi non se ne fece nulla. Anzi, furono ridotti alcuni costi aziendali. Che fine faranno ora, dopo l’arrestato per “bancarotta fraudolenta”, questi velleitari progetti?
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Ascesa e declino
Stampatori e i figli d’arte, i tre fratelli Farina ereditano dal padre Ferdinando – che fondò una piccola tipografia, ricavata nello scantinato di casa – la passione per la carta, che diventa un business di proporzioni milionarie, ricevendo commesse da tutte le principali case editrici italiane: ‘Rizzoli’, ‘Rusconi’, ‘Universo’, ‘L’Espresso’, ‘Il Messaggero’. A metà degli Anni ’90 Farina può tranquillamente definirsi il ‘re degli stampatori’. Eppure il declino è lì, dietro l’angolo: nel 1996, con l’avvento di Internet, cambia tutto. Nel volgere di pochi anni l’informazione passa dalla carta al web e i motori di ricerca prendono rapidamente il posto degli elenchi telefonici. Nel 2008 ‘Ilte’ chiude il primo bilancio in rosso, con perdite che aumenteranno di anno in anno. Farina è costretto a vendere per fare cassa. Serve a poco, perché nel 2016 ‘Ilte’ fallisce. E’ la fine di un grande impero.
Amicizie ‘pericolose’
Non è uomo da arrendersi facilmente, Farina. Così, fiutando l’aria di crisi e per restare in pista, si muove con disinvoltura in quella zona d’ombra ricca di insidie che per comodità definiamo ‘sottopotere’. Qui l’attuale patron di ‘Netweek’ incontra Luigi Bisignani e scopre l’amore per il ‘mattone’, o meglio per i super redditizi investimenti immobiliari. Chi sia Bisignani è noto: considerato una specie di Richelieu della Prima e della Seconda Repubblica, fu in grado di influenzare carriere e nomine di altissimo livello, sia da parte di grandi società pubbliche sia da parte dei governi. Quello che invece è poco noto è il rapporto tra Bisignani e Farina, che insieme nel 2004, tramite la società ‘Spinoffer’, comprano più di 1.000 immobili dell’allora Banca Intesa per un valore stimato di 200 milioni. Poi cedono l’intero pacchetto alla ‘Pirelli Real Estate’ di Marco Tronchetti Provera e Carlo Puri Negri. Plusvalenza – narrano le cronache – da capogiro. Altri affari seguiranno, tra Roma e Milano.
La ‘P4’ e il salto nell’editoria
Farina e Bisignani sembrano aver trovato un altro business dai guadagni ingenti. Ma entrambi finiscono sotto la lente della magistratura nell’indagine sulla cosiddetta ‘P4’, lobby sospettata di manovrare con nomine, giornali e mercato della pubblicità. Nel 2009 le strade dell’imprenditore e del ‘faccendiere’ si dividono. E Farina si butta nell’editoria: compra il gruppo ‘Dmail’ (che controlla alcuni giornali locali in Lombardia) e che nel maggio 2016 cambia nome in ‘Netweek’: 63 pubblicazioni (in prevalenza in Lombardia, ma anche in Piemonte) tra cui le 4 edizioni del settimanale locale ‘Settegiorni’, diffuso nel Milanese tra Rho, Bollate, Magenta, Abbiategrasso, Legnano e Castano Primo. Realizza un sogno, Farina. Sì, perché nel 2012 aveva già provato a mettere piede nell’editoria, quando ‘Rcs’, schiacciata dai debiti, aveva messo in vendita lo storico settimanale ‘Il Mondo’. Ma la sua offerta era stata rifiutata, proprio per ‘colpa’ del suo ‘vecchio’ amico Bisignani: erano infatti trapelate voci – vere o false? Non è mai stato chiarito – sulla possibile presenza del lobbista Bisignani nel ruolo di regista ‘occulto’ dell’operazione di Farina. ‘Rcs’ non si fidò e bloccò tutto.