Angelo Caloia, capo dello Ior per vent’anni, avrebbe sottratto al Vaticano 59 milioni: condannato a 8 anni e 11 mesi di reclusione.

di Redazione

CASTANO PRIMO (MILANO) – Tre condanne pesantissime sono state inflitte all’ex presidente dello Ior Angelo Caloia (già sindaco di Castano Primo con la Democrazia Cristiana) e agli avvocati Gabriele e Lamberto Liuzzo, padre e figlio. Tutti sono stati riconosciuti colpevoli dalla giustizia vaticana di peculato ai danni dello Ior (la banca della Santa Sede) e di appropriazione indebita aggravata, oltre che di autoriciclaggio.

La condanna

Caloia  ha già annunciato che farà appello contro la sentenza di primo  grado, che gli ha comminato una condanna durissima: 8 anni e 11 mesi di reclusione più una multa di 12.500 euro. A pronunciarla è stato il presidente  del  Tribunale della Città del Vaticano, Giuseppe Pignatone.

La truffa al Vaticano

Al centro dell’inchiesta c’è la vendita di 29 immobili di proprietà dello Ior e di una sua società controllata (Sgir Srl). Secondo la giustizia vaticana, Caloia e Liuzzo, d’intesa con l’allora direttore generale dello Ior Lelio Scaletti (in seguito deceduto) avrebbero venduto tra il 2oo2 e il 2oo7 gli immobili a un prezzo di gran lunga inferiore al valore di mercato. In questo modo si sarebbero appropriati della differenza, stimata in circa 59 milioni di euro.

Il riciclaggio

Il denaro sarebbe poi stato riciclato in Svizzera e depositato su più conti correnti bancari in varie parti del mondo. “L’istruttoria dibattimentale – si legge in un comunicato della sala stampa del Vaticano – ha consentito di chiarire i principali aspetti della vicenda. I periti hanno stimato nella misura di circa 34 milioni di euro la differenza tra quanto incassato dallo Ior e da Sgir Srl e il valore di mercato degli immobili. Il Tribunale ha ritenuto provato che in alcuni casi gli imputati si sono effettivamente appropriati di parte del denaro pagato dai compratori, o comunque di denaro dello Ior, per un importo complessivo di circa 19 milioni di euro”.

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Immobili di pregio

Caloia e gli altri condannati sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici ed è stata altresì disposta la confisca di 38 milioni di euro. Infine, sono stati condannati al risarcimento dei danni nei confronti dello Ior per 2o milioni di euro. I 29 immobili al centro dello scandalo, tutti di grande pregio, si  trovano a Roma,  a Frascati, a Milano in zona Porta Nuova e a Genova.

Vita e carriera

Caloia nasce a Castano Primo  nel  1939 e il  prossimo 2 maggio compirà 82 anni. Dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università  Cattolica  di  Milano si specializza negli Stati Uniti d’America all’Università della Pennsylvania. Docente universitario prima a Torino e poi a Milano, diventa sindaco di Castano Primo con un monocolore Dc nel 1964 e resta in carica per 11 anni (sarà anche, in seguito, segretario regionale del suo partito). Negli Anni ‘8o è presidente del Mediocredito Lombardo e vicepresidente  del nuovo Banco Ambrosiano. Sposato, ha 4 figli.

Presidente dello Ior

Ai vertici della banca vaticana arriva nel 1989, dopo gli scandali finanziari che costano il posto al suo predecessore,  l’arcivescovo Paul Marcinkus. Papa Karol Woytjla gli affida un compito gravoso: risanare le finanze della Santa Sede, fiaccate da operazioni spericolate con faccendieri di mezzo mondo. Caloia risolve molti problemi e nel giro di un decennio lo Ior torna a essere una banca sana e in salute. Nel 2009 lascia il suo incarico. Ma lo attendono altre prestigiose nomine, tra cui quella di presidente di alcune società del Gruppo Intesa Sanpaolo e di leader del Gruppo Etica e Finanza.

Giustizia giusta?

Il 6 dicembre 2o14 Caloia viene indagato e, a distanza di oltre 6 anni, condannato in primo grado. Ma la severità del Tribunale del Vaticano non è uguale per tutti. Basti pensare che il predecessore di Caloia alla guida dello Ior – il citato Marcinkus – fu ritenuto responsabile di bancarotta, riciclaggio, rapporti con la mafia e affari con la P2, oltre al coinvolgimento nelle oscure vicende che portarono all’assassinio dell’ex presidente del Banco Ambrosiano, Roberto Calvi. Marcinkus, però, non fu neppure processato.