Il segretario della Lega Nord, Max Garavaglia, si toglie qualche sassolino dalle scarpe e racconta mesi di pressioni, vessazioni e manovre di palazzo, allo scopo di convincere la sezione locale ad allearsi con Forza Italia e col sindaco uscente (che tenta il bis) Christian Garavaglia. Ma i militanti turbighesi del Carroccio non hanno caduto. Anzi, si sono ribellati e hanno rifiutato di appoggiare il listone di centrodestra, salvo poche eccezioni

21 MAGGIO 2016

di Ersilio Mattioni

TURBIGO (MILANO) – “In questi mesi ho imparato purtroppo che in politica tutto è lecito”. Lo sfogo amaro è di Max Garavaglia, segretario della Lega Nord di Turbigo, al quale i vertici provinciali e regionali (per motivazioni che ancora oggi non sono chiare) hanno imposto l’alleanza con Forza Italia e con il sindaco uscente, che tenta il bis con promesse mirabolanti, Christian Garavaglia. Una scelta, quella del Carroccio, che per la prima volta contravviene a una regola aurea del movimento federalista: sotto i 15.000 abitanti le sezioni locali sono libere di decidere se stringere patti o correre in solitaria. Eppure stavolta – eccezione a livello nazionale – la sezione non solo non è stata libera di decidere, ma ha dovuto subire di tutto e di più.

La ribellione dei militanti

Ma i militanti leghisti, da queste parti, hanno la schiena dritta. Avevano già pronta, da mesi, una lista e un candidato sindaco; avevano già steso il programma e stavano aspettando il via libera per raccogliere le firme. Entusiasmo alle stelle, tutti pronti per la campagna elettorale. Poi il diktat dall’alto: o fate l’alleanza con Forza Italia oppure siete fuori della Lega. Loro, i militanti, hanno detto ‘no’, non si sono piegati a un ordine privo di motivazioni e hanno chiesto ai vertici federali (compreso Matteo Salvini) di intervenire. Salvini, informato delle stranezze turbighesi, ha preso tempo. Così facendo il segretario federale cerca di salvare il salvabile, senza sconfessare un’alleanza di cui nulla sapeva e senza perdere i militanti. In pratica, la resa dei conti è rimandata dopo le elezioni e Max Garavaglia continua a essere il segretario del Carroccio locale, pur avendo dichiarato che né lui né la netta maggioranza degli iscritti voteranno mai per Forza Italia e per il sindaco uscente.

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L’affondo del segretario leghista

Ma qualcuno – Maria Colombo, finita nella bufera per le frasi su Benito Mussolini – ha deciso di candidarsi con il sindaco Christian Garavaglia e con il listone di centrodestra, forse in cambio di una poltrona da vicesindaco e assessore all’Urbanistica (fioccano i dubbi sulla competenza della candidata). E proprio a lei si rivolge il segretario della Lega Nord turbighese: “Vedi Maria, amministrare un paese è una passione che viene dal cuore e che richiede la consapevolezza delle responsabilità a cui si va incontro. La consapevolezza di amministrare 7.000 anime che confidano nelle trasparenza e nell’onestà di chi le amministra. Già, trasparenza e onestà. Io aggiungerei un altro valore che da tempo hai cancellato dal tuo vocabolario etico, ossia la lealtà. E’ giusto che i Turbighesi che andranno al voto sappiano dei meccanismi poco trasparenti che hanno portato alla tua candidatura, nonché l’attribuzione di un simbolo (quello che io rappresento) che minimamente meriti di sfoggiare”.

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post max garavaglia lega nord contro forza italia

Storia di un patto misterioso

Ancora oggi, si diceva, non è chiaro il motivo per cui i vertici provinciali e regionali leghisti abbiano imposto l’alleanza con Forza Italia, che da queste vuol dire Mario Mantovani (sia il sindaco Christian Garavaglia sia l’assessore Manila Leoni appartengono alla sua corrente), l’ex vicepresidente della Lombardia, arrestato il 13 ottobre 2015 e oggi imputato per corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio: il processo comincia l’8 giugno. L’unico a cercare di dare una spiegazione è Tiziano Boscarini, dirigente della Lega di Castano Primo: “Perché la scelta di scendere in campo al fianco dell’attuale primo cittadino? – dichiara Boscarini al settimanale Logos – Molto semplice: c’è stata condivisione del programma”. Appare assai significativo che, a giustificare l’alleanza, debba essere un leghista di Castano, segno che quelli di Turbigo sono tutti col segretario Max Garavaglia. Ma al di là di questo, il tentativo di Boscarini è di una fragilità imbarazzante, perché non affronta il nodo principale: la libertà che la Lega ha sempre lasciato alle sezioni locali di decidere le alleanza, libertà che questa volta – caso unico in Padania – viene negata. E ancora, Boscarini sembra ignorare – o finge di non ricordare – che la Lega turbighese aveva da tempo pronto il suo programma, il suo candidato sindaco e la sua lista, un pacchetto completo per correre alle elezioni, un pacchetto bocciato senza motivazioni razionali dai vertici provinciali del movimento. Sono queste le risposte che Boscarini dovrebbe fornire. E che, dopo settimane di polemiche, ancora non ha ancora fornito. Forse perché le risposte non esistono oppure, se esistono, non si possono rendere pubbliche?

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