In che mani vogliamo mettere da 5 milioni di euro? Chi offre maggiori garanzie di onestà? Chi può dire di essere autonomo rispetto a politici famelici che vorrebbero gestire il ‘tesoretto’ turbighese? Sono queste le domande che gli elettori devono farsi, quando entreranno in cabina. Dopo, quando i soldi se li saranno spartiti gli amici degli amici, sarà tardi per rimediare

4 GIUGNO 2016

di Ersilio Mattioni

TURBIGO (MILANO) – E’ inutile che ci giriamo intorno: questo spasmodico interesse per le elezioni di Turbigo – con conseguenti risse verbali, insulti, reazioni scomposte e nervosismo alle stelle – ha una sola ragione: qualcuno vuole vincere a tutti i costi per gestire una quantità di denaro mai vista: 5 milioni di euro. Sono il tesoretto che sta per piovere su Turbigo, frutto del contenzioso fra Comune e Centrale ex Enel sul pagamento degli arretrati Ici.

I meriti dell’ex sindaco Franco Goi

Alla fine ha vinto il Comune. E tutti – da destra a sinistra – dovrebbero fare un applauso all’ex sindaco Franco Goi: colui che, innescata la battaglia, ipotizzò le soluzioni. E ci credette, spesso da solo contro il resto del mondo, fin dall’inizio. Goi andò a Roma, nelle stanze del ministero delle Finanze, puntò i piedi e tornò a Turbigo con una risposta. Positiva. A quel punto bisognava solo lavorare per portare a casa il risultato: i sindaci che vennero dopo altro non fecero se non camminare su un percorso già attrezzato.

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Decidono gli elettori

Ora un destino benevolo vuole che sia il popolo a decidere in che mani deve finire questo tesoretto da 5 milioni di euro. Già, perché questo fiume di denaro non è ancora stato erogato: cosa che avverrà nel corso dei prossimi 5 anni. Allora i turbighesi che si recheranno alle urne, prima di tracciare la crocetta sul simbolo di una delle 4 liste in campo, dovranno farsi due domande. La prima: chi sono i candidati sindaci che – per storia personale e per livello di autonomia dai partiti politici – danno maggiori garanzie di onestà? La seconda: chi sono i candidati sindaci che – sempre per storia personale e per le amicizie politiche che si sono scelti – danno minori garanzie di onestà?

Avvoltoi e affaristi

Rispondere non sembra così difficile. In ogni caso, rispondere è importante. E dunque votare di conseguenza. Lo abbiamo visto tutti in queste ultime settimane di campagna elettorale: gli avvoltoi stanno sorovlando Turbigo e non vedono l’ora di spartirsi la torta. Il tesoretto da 5 milioni di euro fa gola a tanti, soprattutto ai soliti noti: affaristi senza scrupoli del passato e del presente. Gli elettori sono gli unici che li possono fermare. Per questo votare a Turbigo, questa volta, è ancora più importante. Per questo bisogna farlo con coscienza. E per questo bisogna riflettere, togliersi i paraocchi ideologici, non ragionare con le vecchie categorie ‘destra’ e ‘sinistra’, bensì con il cervello. Vietato commettere errori. Se i turbighesi metteranno i loro soldi nelle mani sbagliate, poi se li spartiranno i soliti noti e gli amici degli amici. E dopo sarà tardi per rimediare.

Le liste in campo

Sono 4, con altrettanti candidati sindaci. A ognuno di loro dedichiamo due parole, per mettere gli elettori nella condizione di votare informati e non, come spesso capito, ideologicamente e sulla base degli umori del giorno.

Il sindaco uscente

La prima è quella del sindaco uscente, Christian Garavaglia, il quale è salito alla ribalta delle cronache di recente per una mossa assai bizzarra, che rischia di trasformarsi in un boomerang: ha scritto al prefetto di Milano per chiedergli “un intervento urgente” contro il nostro giornale, manco vivessimo nel ventennio fascista, dove il regime aveva abolito la libertà di stampa. La nostra colpa? Aver raccontato ai lettori che una società immobiliare dell’assessore all’Urbanistica, Marzia Artusi, è stata condannata dai tribunali civili a ridare 1,1 milioni di euro a un’altra società, che li aveva versati come caparra per l’acquisto di un immobile. Solo che poi la società dell’assessore ha annullato il contratto, ha rivenduto l’edificio e si è tenuta i soldi. Alla fine è fallita e non ha mai pagato un centesimo (per leggere la nostra inchiesta, corredata dai documenti e dalle sentenze, cliccate qui). Al di là di questa poco felice uscita, il sindaco Garavaglia crede nella rielezione: corre sostenuto da Forza Italia (il suo politico di riferimento è Mario Mantovani, oggi imputato a Milano per corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio), da Fratelli d’Italia e da elementi della destra estremista, che su Facebook gli manifestano apprezzamenti. De gustibus. Avrebbe voluto anche l’appoggio dalla Lega Nord, che è arrivato con un imposizione dall’alto, cioè dall’assessore regionale di Bilancio, Massimo Garavaglia (pure lui indagato per turbativa d’asta nell’inchiesta Mantovani). Ma i militanti leghisti si sono ribellati e hanno dichiarato che non voteranno mai il sindaco uscente, invitando i propri elettori a scegliere la lista civica ‘Turbigo da Vivere’. Resta un mistero capire perché un assessore regionale sia disposto a distruggere un sezione locale pur di portare il simbolo in dote a un sindaco uscente di Forza Italia, che in questi anni per la verità non ha combinato granché, se non ipotizzare (salvo poi cambiare idea di fronte a una cittadinanza inferocita) la costruzione di una centrale a biogas.

La sfidante principale

A contendere la vittoria al sindaco uscente c’è Antonella Bonetti, candidato sindaco della lista civica ‘Turbigo da Vivere’. Il gruppo esiste da 10 anni e ha maturato parecchia esperienza amministrativa sui banchi dell’opposizione. Oggi sembra pronto per governare. E del resto gli ultimi sondaggi (risalenti a maggio) davano ‘Turbigo da vivere’ in testa. Sempre ricordando che i nostri sondaggi non hanno validità scientifica ma servono unicamente per farsi un’idea degli umori dell’elettorato, c’è da dire che le performance di ‘Turbigo da Vivere’ non sorprendono: Bonetti è un candidato sindaco conosciuto e molto stimato. Persona perbene, competente e capace di ascoltare, è cresciuta molto in campagna elettorale e può vantare una lista di livello medio-alto. L’impressione è che i turbighesi si fidino di lei, non avrebbero quindi problemi ad affidarle la gestione del tesoretto da 5 milioni di euro, perché non hanno dubbi sulla sua onestà e perché ‘Turbigo da Vivere’ non ha contratto ‘debiti’ elettorali, né con i partiti né con qualche politico.

Il Movimento 5 Stelle

Roberto Malagnino, il candidato sindaco, è persona perbene. Ma i ‘grillini’, in terra turbighese, sono molto giovani e privi di esperienza amministrativa. L’impressione è che cresceranno e diventeranno competitivi. A questo giro l’importante – per loro, ma anche per i cittadini – è che riescono a eleggere qualche rappresentante all’opposizione. Sarebbe una garanzia di controllo serrato per chiunque vinca.

La civica sostenuta dal Pd

Chi scrive ha stima di Simone Meazza (candidato sindaco di ‘Un’Altra Turbigo’), perché ha più volte difeso la libertà di stampa e perché è l’unico candidato a essersi apertamente schierato a favore dei diritti civili, cercando di far riflettere un’elettorato un po’ conservatore. Ma questa volta la sua lista appare più come un dispetto a ‘Turbigo da Vivere’ e rischia, anche se prenderà un consenso residuale, di regale a Forza Italia l’ennesima vittoria.

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