Un politico locale di centrodestra avrebbe aperto (assieme al figlio di un altro noto politico della zona) una strana società in Svizzera. Lo scopo: lavorare con le pubbliche amministrazioni e fare affari tra sanità e sociale. Ma perché andare all’estero per creare una società? Le nostre indagini, in corso ormai da alcune settimane, continuano

29 MARZO 2016

di Ersilio Mattioni

TURBIGO (MILANO) – Un politico locale di centrodestra avrebbe aperto una società nella vicina Svizzera. Non da solo (o da sola), bensì assieme al figlio di un altro politico del nostro territorio. Difficile dire di più, per ora. E non perché i nomi non siano noti alla redazione web di Libera Stampa l’Altomilanese. Il problema è che mancano ancora le conferme ufficiali. Per questo la nostra indagine prosegue, nel tentativo di svelare entro giugno 2016 sia il nome della società sia quello dei fondatori.

La stranezza

Ma perché andare all’estero per aprire una società? Queste cose, di norma, si fanno per nascondersi oppure per rendersi invisibili al fisco italiano. Oppure si fanno per utilizzare capitale accumulato oltre confine, soldi che magari non si possono far rientrare in Italia. Tutte ipotesi, o meglio supposizioni, perché al momento non abbiamo elementi così solidi su cui fondare le nostre indagini.

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La mission

Dalle notizie in nostro possesso questa ‘grande’ società svizzera dovrebbe occuparsi di fare affari con le pubbliche amministrazioni (o comunque con aziende pubbliche) tra sanità e servizi sociali. Ma chi, tra i politici locali, potrebbe avere interessi in questo ambito? E perché, se questi interessi sono leciti, creare una società estera? Ancora, che genere di business tratta il nuovo soggetto svizzero? Chi ha messo il capitale iniziale? E a quanto ammonta? Tutte domande che non hanno una risposta, anche se nella piccola Turbigo (7.500 abitanti in provincia di Milano) i cittadini sembrano saperne abbastanza. Dicono di aver sentito, di aver intuito. Ma per ora, oltre a questo, non vanno.