Inaugurato oggi il nuovo centro commerciale di Arese, uno dei più grandi d’Europa e che vanta la presenza di marchi come Primark, Lego e KFC. Una folla di gente a fare la fila per accaparrarsi i primi acquisti e code in macchina fino a Lainate e Rho

14 APRILE 2016

di Laura Oldani

ARESE (MILANO) – Era stata preannunciata quasi un anno fa l’apertura dell’Arese Shopping Center, quello che dovrebbe – o forse lo è davvero – a tutti gli effetti essere il più grande centro commerciale d’Italia. Il suddetto complesso commerciale può dire di vantare aperture esclusive ed uniche in tutta Italia di negozi come Primark – la catena di negozi di abbigliamento inglese considerata ‘cheap and chic’ – ed un suggestivo Lego Store sia per bambini, sia per collezionisti accaniti che sarebbero disposti a spendere interi salari per un pezzo unico da costruire ed esporre. Da qualche settimana a questa parte su ogni social network e sito internet è stata pubblicizzata l’apertura, creando addirittura eventi a cui gli utenti si sarebbero potuti iscrivere e, di conseguenza, partecipare attivamente.

Un’apertura epica

C’è da dirlo, la partecipazione è stata davvero attiva, tanto che questa apertura potrebbe tranquillamente fare un baffo alla popolazione italiana che ha fatto file notturne per l’uscita dell’ennesimo nuovo IPhone. Cose da pazzi, verrebbe da dire. E verrebbe anche da chiedersi quale sia il motivo che spinge la gente a fare code chilometriche solo per ottenere il record personale di essere stato uno dei primi a varcare la soglia del nuovo centro commerciale, come se venisse registrato sul grande libro del Guinness. E per code chilometriche, s’intendono anche quelle in auto fino a paesi distanti come Lainate, nonostante il centro accolga un’area parcheggio di oltre 6000 posti e occupi un’area totale di 120.000 metri quadrati. E con una stima di 13 milioni all’anno di clienti, il centro ha proprio fatto il botto.

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I cinici

Certo, non tutti sono favorevoli alle aperture di questi colossi dello shopping, o meglio non sono favorevoli all’idea di fare code chilometriche proprio il giorno dell’apertura e a quella di far rinchiudere giovani lavoratori in un posto che starebbe aperto 7 giorni su 7 dalle 9 di mattina alle 22. Qualcuno commenta, “Ma davvero la vostra ambizione è quella di lavorare in un centro così?”. Altri scherzano, “Più che ambizione, mi sembra di capire che questa sia disperazione”. E poi ci sono i cinici, che commentano come si farebbe ad un programma di politica, “La gente è pazza a fare queste code per due o tre negozi in croce. E meno male che si millanta la presenza costante della crisi. Senza parole”. Come sempre, le opinioni sono contrastanti. Ma ehi, non saremmo un mondo bello e vario se così non fosse!