Il Parco del Ticino lancia l’allarme, nonostante i capi abbattuti siano 600-800 ogni anno
di Andrea Porro
MAGENTA (MILANO) – All’interno del Parco del Ticino continua la lotta contro i cinghiali che stanno devastando le colture del territorio. Ormai è un problema riscontrato da molto tempo, che va ad aggravare la crisi dell’agricoltura. Le battute di caccia avviate da tre anni non sembrano essere abbastanza per debellare definitivamente la presenza di questi animali. Vista la situazione, infatti, il Parco ha reclutato un gruppo di cacciatori che, dopo aver seguito un apposito corso, sono entrati in azione. Essi non hanno limiti di orario, per ragioni di sicurezza però è preferibile che caccino in orario notturno, addirittura tra le 4 e le 5 del mattino.
600-800 cinghiali abbattuti
Gli abbattimenti degli animali si sono assestati attorno ai 600-800 l’anno ma i danni causati all’agricoltura rimangono ingenti: “Due anni fa abbiamo stimato circa 370 mila euro di danni provocati dai cinghiali – afferma Gian Pietro Beltrami, presidente del Parco del Ticino – mentre l’anno scorso la cifra è diminuita grazie all’azione di abbattimento che abbiamo portato avanti. Restano comunque tanti soldi che escono dalle casse del Parco e che potrebbero essere risparmiati”. Beltrami sostiene che, prima del suo arrivo, la situazione fosse stata sottovalutata, visto che si è trovato fin da subito con un conto salato di danni da risarcire agli agricoltori che lavorano all’interno del territorio del Parco. Già nel 2012 però era stato emesso un bando, “Azione sperimentale volta a diffondere nel Parco del Ticino l’impiego di misure di prevenzione dei danni da cinghiale alle colture agricole”, per trovare aziende disposte a cofinanziare l’installazione di alcuni recinti elettrificati che sembravano essere un valido deterrente per questa specie selvatica invasiva.
Prevenzione inutile
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Le azioni di prevenzione purtroppo non sono servite a risolvere il problema dato che nel 2013 si sono registrati danni per oltre 300 mila euro . “La situazione sta diventando insostenibile – spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia – questi animali hanno una capacità riproduttiva incredibile. La Regione interviene per fortuna con risorse e progetti, ma bisogna rendere più incisivo il controllo della popolazione”. In Lombardia – spiega la Coldiretti – i danni riguardano quasi tutte le province (da Brescia a Milano, da Lodi a Varese, da Pavia a Como, da Lecco a Bergamo) e superano il mezzo di milione di euro all’anno nonostante che gli abbattimenti siano passati dai 1.836 del 2001 ai 5.470 del 2010, per un totale di oltre 34 mila capi.