Divieti per i musulmani a Magenta, in dubbio la recita di Natale a Castano Primo: le tensioni della nostra società provocate dalla mancanza di laicità
6 OTTOBRE 2018
MAGENTA (MILANO) – Senza laicità non c’è integrazione. Senza integrazione non c’è società multiculturale. E siccome il futuro ci riserverà una società italiana integrata e multiculturale, nonostante muri e porti bloccati, è necessario che la laicità venga tutelata. Ce lo insegnano due fatti accaduti di recente nell’Altomilanese. Religione, politica e società si sono annodate, e i nodi sono arrivati al pettine…
Magenta: né ai musulmani, né ai cristiani
A Magenta la giunta di centrodestra è in lotta contro la comunità islamica. Un gruppo di magentini musulmani chiede, invano, uno spazio dove poter pregare. Ignorati dalle istituzioni cittadine gli islamici un giorno decidono di radunarsi in un parco. A quel punto l’amministrazione va su tutte le furie e proibisce qualsiasi rito religioso nelle aree pubbliche. Pochi giorni dopo, il sindaco Chiara Calati, vittima della propria grottesca coerenza, si trova costretta a negare uno spazio comunale anche ai cattolici, in buona parte suoi elettori.
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Castano Primo, canti di Natale in forse
Il secondo fatto è avvenuto a Castano Primo. Alla scuola primaria la recita natalizia, con canzoni sulla nascita di Gesù, è in forte rischio: secondo alcune maestre i cori rappresentano una mancanza di riguardo nei confronti dei bambini di famiglie non credenti o di altre religioni. Stride la distanza tra la sensibilità degli insegnanti, veri agenti di integrazione, e le parole di circostanza espresse dal sindaco castanese di centrosinistra, Giuseppe Pignatiello: “Penso invece che l’iniziativa natalizia possa essere una buona occasione di confronto tra le culture e spero proprio venga realizzata”. Già, ma come? Imponendo a un musulmano o a un non credente di recitare canzoni su Gesù?
L’urgenza di uno Stato laico
Entrambi gli episodi dimostrano quanto la politica e la società siano assoggettate alla fede cristiana, non importa se per convenienza o convinzione. Nelle scuole statali si recitano canti su Gesù, magari durante l’ora di religione, ai piedi del crocefisso. Nei luoghi pubblici i cittadini italiani cristiani possono sfilare e celebrare i loro riti, i cittadini italiani musulmani no. Invece uno Stato deve essere laico. Ciò non significa anti cattolico. “Una società laica distingue ciò che è dimostrabile razionalmente da ciò che è oggetto di fede, a prescindere dall’adesione o meno a tale fede”, scrive Claudio Magris. Lo Stato deve scegliere ciò che è bene per i cittadini, non per i credenti. Non ostacola, né premia una religione. Piuttosto crea le condizioni affinché non credenti e credenti, di qualsiasi tipo, possano incontrarsi. E l’incontro non implica un annullamento, né una fusione forzata, né la supremazia di un rito sugli altri. L’incontro permette di definire insieme i confini per un corretto vivere civile.

I responsabili delle tensioni
È chiaro che la giunta magentina abbia esteso il divieto ai cristiani solo per mascherare l’intolleranza verso la comunità islamica. Non c’è alcun eccesso di laicità, come invece accusa dai banchi d’opposizione Paolo Razzano. Se il sindaco di Magenta avesse, con coraggio, agito in modo laico non avrebbe tolto uno spazio a tutti i fedeli, ma ne avrebbe concesso uno nel quale incontrarsi con pari diritti e doveri, equidistanti dalla sfera dello Stato. Spiace segnalare che il centrosinistra, a Magenta come a Castano, sia accorso in difesa dello status quo. In modo trasversale la politica ha quasi sempre favorito i cattolici, considerati… ‘più uguali degli altri’. Le tensioni delle ultime settimane non sono dunque imputabili né ai musulmani di Magenta né alle maestre di Castano. La responsabilità è di chi introduce i canti su Gesù nella scuola pubblica italiana. E di coloro che governano i nostri paesi come se il cattolicesimo fosse religione di Stato.