Arrestato per mafia un 72enne di Parabiago. Perquisite case e automobili. Per i magistrati era il custode del ‘tesoro’ di una cosca della ‘ndrangheta. Nell’inchiesta 95 indagati, 63 persone in carcere

di Ersilio Mattioni

PARABIAGO (MILANO) – L’inchiesta nasce in Calabria, passa per Brescia e arriva fino a Parabiago, dove il 72enne F.P.A. viene arrestato per mafia in concorso con molti altri per aver favorito la cosca Bellocco, un clan della ‘ndrangheta tra i più potenti d’Italia, con base operativa a Rosarno e tante ramificazioni: a Roma, in Piemonte e in Lombardia, con alcuni contatti importanti all’estero.

L’inchiesta: 65 arresti e 93 indagati

Complessivamente sono 93 gli indagati e 65 gli arrestati dalla Dda di Reggio Calabria per reati che vanno dall’associazione di tipo mafioso al concorso esterno, passando per la detenzione di armi da guerra, le estorsioni, l’usura, il riciclaggio e l’autoriciclaggio, gli stupefacenti.

Il boss in cella con il telefono

Dal carcere di Lanciano (in provincia di Chieti, in Abruzzo) il giovane boss Umberto Bellocco detto ‘Chiacchiera’ (39 anni) parla tranquillamente al telefono. Si lamenta persino dei cellulari che si rompono con troppa facilità e ne ordina di nuovi. Ha appena ereditato l’impero da suo zio, che si chiama esattamente come lui: Umberto Bellocco, anche se per tutti era ‘Assi i mazzi’. Prima di morire, lo scorso 22 ottobre, nomina il nipote come unico erede dell’impero criminale. E lui, il rampollo della ‘ndrangheta, non si fa pregare. Da dietro le sbarre gestisce in pratica tutto, compreso il traffico di cocaina e il riciclaggio.

72enne di Parabiago arrestato per mafia

E’ proprio seguendo il denaro che i magistrati calabresi, con l’inchiesta ‘Blu Notte’, arrivano a Brescia: nasce un nuovo troncone, denominato ‘Ritorno’. Il Giudice per le indagini preliminare firma 13 misure di custodia cautelare in carcere e dispone il sequestro di beni e soldi per oltre 4 milioni di euro. Tra questi 13 arrestati c’è anche F.P.A., il parabiaghese nato a Palermo 72 anni fa.

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Le perquisizioni in città

E’ considerato uno dei cervelli della cosca, sospettato di detenere ingenti patrimoni finanziari illeciti per conto del clan. Scattano le perquisizioni nella Città della Calzatura: l’abitazione di F.P.A., ma anche altre unità immobiliari nella sua disponibilità, le sue automobili o quelle che abitualmente utilizza e pure le persone che si trovano con lui al momento del blitz.

Le minacce del capo

Un epilogo che il capo dell’organizzazione, il giovane boss Bellocco, aveva in qualche modo intuito. Non poteva continuare a lungo a dare ordine da una cella, parlando al telefono con i suoi fiduciari. E un giorno lo aveva detto in modo esplicito: “Che non rompano i coglioni ai cristiani che stanno vicino a me, la devono finire ora, perché io posso stare tranquillo fino a un certo punto”.