L’inchiesta • fiumi di coca dall’estero: pesanti minacce a chi non pagava
Ci sarebbe un collaboratore di giustizia all’origine dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 8 persone durante il blitz della Guardia di finanza di Milano di lunedì 13 luglio tra Bareggio, Santo Stefano, Marcallo, Magenta e Casorezzo. Tra questi anche il presunto boss Francesco ‘Ciccio’ Musitano (per approfondimenti si rimanda all’articolo a pagina 21), figlio di Bruno e appartenente alla famiglia ‘ndranghetista di Platì, e che ancora oggi risulta essere in carcere. In cella rimangono anche Salvatore Santise, Stefano Caldiroli, il siciliano Filippo Modica, Alfredo Stallone e il 26enne Kevin Oldani. Gli altri 2, Alessio Santise – classe ‘93 e figlio di Salvatore – e Nicolas Riccobono – di soli 26 anni – sono invece agli arresti domiciliari. Il primo a Casorezzo dalla sorella e il secondo a Marcallo (per approfondimenti si rimanda all’articolo a pagina 22). Ma la loro posizione resta comunque sul filo del rasoio. Si legge infatti nell’ordinanza del Gip che si impone ai due giovani “di non comunicare in alcun modo con persone e con quelle che con loro coabitano. Eventuali trasgressioni alle prescrizioni potranno dar luogo alla sostituzione della misura con altra più grave (custodia cautelare in carcere)”. L’operazione ha portato alla luce un’organizzazione crimonosa enorme, radicata in tutto il nostro territorio, arrivando pure all’estero. A testimoniarlo le innumerevoli intercettazioni telefoniche e ambientali presenti nell’ordinanza. Scrive il Gip: “I quantitativi di stupefacenti trattati, la permanente disponibilità della sostanza, la vasta e consolidata rete di clientela di acquirenti della zona, fanno rientrare tutti gli indagati a pieno titolo nell’ambiente dei narcotrafficanti”. Preziosa, per individuare i capi dell’organizzazione, la testimonianza di un collaboratore di giustizia (il cui nome, per ovvi motivi, non possiamo rendere noto). Sarebbe stato lui a descrivere il traffico di droga in cui “era coinvolto Stefano Caldiroli, unitamente a soggetti che il dichiarante – si legge sempre nell’ordinanza – non conosceva ma che possono essere identificate in Francesco Musitano e, verosimilmente, anche Filippo Modica che spesso si accompagnava al primo e che manteneva con lo stesso ampi e frequenti contatti telefonici”. In questo quadro già inquietante si inserisce un elemento in più: l’attività di estorsione del gruppo criminoso. “A ciò si aggiunga – scrive il Gip -, quanto all’inclinazione a delinquere, che taluni di loro sono indagati anche per estorsione nei confronti dei clienti inadempienti; non si sono limitati a sollecitare il pagamento ma si sono spinti a minacciare i clienti”. Non solo, “hanno aiutato economicamente, dando anche assistenza legale alle persone che venivano tratte in arresto”. Tranne Riccobono, tutti gli indagati (alcuni dei quali giovanissimi) sono “privi di accertata attività lavorativa: traggono così dall’attività delittuosa i proventi per il proprio sostentamento”. Un’organizzazione potente e spietata, con legami nella mafia e nella ‘ndrangheta, sia nel presente sia nel passato.