Cannabis, coltivarla non è reato: il Gip di Ferrara ha prosciolto Marco Ferrari (agricoltore 28enne di Tresigallo), accusato di coltivazione ai fine di spaccio. Il Tribunale ha inoltre ordinato le restituzione di 37 chili di cannabis light, sequestrati dai Carabinieri
TRESIGALLO (FERRARA) – Coltivare cannabis non è reato: sentenza storica del Giudice per le indagini preliminari di Ferrara, che ha archiviato il procedimento contro Marco Ferrari, agricoltore 28enne di Tresigallo, accusato di spaccio di droga.
Coltivare cannabis? Si può
Alla fine ha vinto lui, il coltivatore diretto accusato di spaccio, al quale lo scorso marzo erano stati sequestrati 37 chili di cannabis light dal comando dei Carabinieri di Migliarino, merce che ora è di nuovo in suo possesso. Lo ha stabilito il Gip di Ferrara il 28 giugno con il decreto di archiviazione nel procedimento penale che vedeva coinvolto l’imprenditore agricolo originario e residente nella provincia di Ferrara. Cade dunque l’accusa di coltivazione per successiva commercializzazione e spaccio.
Sentenza storica
Il Comando dei Carabinieri aveva chiesto più volte la distruzione dei 37 chili di cannabis. Ma Ferrari aveva acquisito solo semi certificati e coltivato un prodotto sotto lo 0,6% di principio attivo, come prescrive la legge. Il decreto del Gip costituisce un precedente storico e aggiunge un elemento importante al dibattito in corso negli ultimi anni.
Parla l’avvocato
“Le polemiche dei coltivatori sono numerose e frequenti e l’indignazione di coloro che si vedono sequestrare e distruggere prodotti legittimamente coltivati è tanta, se si pensa che girando l’angolo della strada si possono trovare indisturbati i rivenditori di cannabis light”, dichiara l’avvocato Federico Bolognesi, che ha assistito lo stesso Marco Ferrari. Aggiunge il legale: “La richiesta del Pm e il decreto di archiviazione del Gip potrebbero risultare fondamentali per quei coltivatori che stanno subendo ingiustizie”. Non sembra indifferente, a questo proposito, che sia la richiesta di archiviazione sia il decreto a favore del coltivatore hanno accolto le argomentazioni dall’avvocato Bolognesi, che ha riproposto le problematiche e i dubbi sollevati dalla Corte di Cassazione a sezioni unite nel 2019.
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