Dove sono finite le ex ‘voting machine’ del referendum lombardo del 2017? I presidi dell’Altomilanese: “Inutili anche per la didattica a distanza”
11 AGOSTO 2020
MAGENTA (MILANO) – Durante il lockdown sono tornate d’attualità le 24.000 voting machine di Regione Lombardia. Utilizzate per il referendum sull’autonomia del 2017, dovevano restare nelle scuole. Oggi sono davvero nelle mani degli studenti? E sono state sfruttate per la didattica a distanza?
Il voto elettronico
È il 22 ottobre 2017 quando la giunta regionale di centrodestra spende 22 milioni di euro per far esprimere i lombardi sull’autonomia. Per tentare di abilitare un plebiscito, orchestrato più per propaganda che per l’impatto costituzionale, si ricorre a un’innovativa votazione: al posto di carta e matita, ecco 24.000 tablet. Il Governatore Roberto Maroni parla addirittura di “investimento, perché alla chiusura delle urne le ‘voting machine’ rimarranno nelle scuole”. Nell’Altomilanese garantisce il leghista Fabrizio Cecchetti: “I tablet a disposizione dei nostri allievi“. Com’è andata a finire?
Sostieni la Libera Informazione
Sul nostro giornale on line trovi l’informazione libera e coraggiosa, perché noi non abbiamo padroni e non riceviamo finanziamenti pubblici. Da sempre, viviamo soltanto grazie ai nostri lettori e ai nostri inserzionisti. Noi vi offriamo un’informazione libera e gratuita. Voi, se potete, dateci un piccolo aiuto.

Non idonei alla didattica
Lo scorso marzo il Coronavirus dilaga e gli istituti introducono la didattica a distanza (DAD). Scatta quindi la corsa ai dispositivi. Il primo a mettersi sulle tracce delle ex voting machine è il consigliere regionale Michele Usuelli (+Europa/Radicali): “Ho scoperto che circa l’80% dei device è rimasto in un deposito affittato dalla Regione. Il motivo? Non si sono dimostrati adatti alla didattica”, dice ai nostri microfoni. Intanto il 25 marzo 2020 il governo lombardo ci riprova. Per fronteggiare le lezioni ‘virtuali’ il Pirellone mette a disposizione oltre 4.000 tablet referendari. Almeno in emergenza saranno serviti?
Il giudizio dei presidi
Queste le risposte di alcuni dirigenti scolastici dell’Altomilanese. Davide Basano, dell’Istituto Comprensivo Fontana di Magenta, spiega: “Non sono strumenti idonei per le lezioni online. Infatti la risposta del touchscreen è rallentata e l’assenza di software per la scrittura li rende poco funzionali”. Perplessità confermate da Alessandra Grassi, DS dell’Istituto Pellico di Arluno: “Le ex ‘voting machine’ non supportano i programmi necessari. Inoltre sono lente e pesanti”. A ruota si aggiungono altri colleghi del territorio: “Non si possono usare per la DAD”, comunicano dall’ICS di Legnano; “Si sono dimostrati inefficaci”, dichiara il preside di Castellanza; “Abbiamo verificato, sono inutilizzabili”, sostengono i pari ruolo di Inveruno e Villa Cortese; “Inutili”, è il giudizio finale che arriva da Marcallo.

L’aumento delle diseguaglianze
Il coro di critiche è unanime e certifica due cose. Innanzitutto i tablet non sono serviti né nel 2017, né nel 2020, quando la didattica a distanza ha allargato le diseguaglianze tra gli alunni. In secondo luogo conferma lo spreco di denaro pubblico commesso dalla Lombardia. Tutto ciò in una Regione che, oggi come allora, pretende per sé maggiore autonomia.