Mesi fa la moglie lo cacciò di casa e lui, un pensionato di Parabiago, da allora vive per protesta nel suo furgone. Oggi si apprende che la decisione della consorte avvenne a seguito di una denuncia, da parte della figlia 20enne, per un fatto di dieci anni fa: il 66enne, che si professa innocente, avrebbe abusato della figliastra minorenne

16 DICEMBRE 2016

di Lorenzo Rotella

PARABIAGO (MILANO) – Vincenzo Fedele, l’uomo che dallo scorso 28 maggio vive col proprio cane in un furgone posteggiato di fronte al suo vecchio domicilio, ha ricevuto la notifica del suo rinvio a giudizio per il reato di abusi sessuali ai danni di una minorenne. E’ questo, infatti, il motivo dell’allontanamento dalla sua abitazione: la figlia ventenne della moglie di origini moldave aveva denunciato il pensionato 66enne per presunti abusi risalenti a dieci anni prima. Dopo aver visionato il caso, l’autorità giudiziaria ha deciso che l’uomo dovrà affrontare un processo. La data della prima udienza è fissata il 25 gennaio 2017 presso il tribunale di Busto Arsizio.

La difesa

Intanto la vita del pensionato prosegue tra qualche lavoretto saltuario e l’aiuto dell’intero vicinato, che non ha mai dubitato della sua innocenza. La versione di Fedele è infatti molto diversa da quella ricostruita dai familiari. L’uomo aveva infatti dichiarato ai nostri microfoni che i fatti accaduti non rispecchiano la verità: “Quella sera io ero seduto sulla poltrona a guardare la televisione. La bambina stava male, perciò mi sono avvicinato a lei e le ho messo la mano sulla fronte per controllare la temperatura. In quel momento passa di lì il fratello, che non dice nulla. Ma quando la madre mi ha accusato di averla violentata, lui ha confermato la sua versione”. La denuncia è scattata poco dopo la rivelazione di questo presunto abuso all’interno delle mura familiari e, per questo motivo, la moglie lo ha cacciato fuori di casa.

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I dubbi

Ma in questa storia qualcosa non torna. L’uomo, nonostante si sia sempre dichiarato innocente, non ha mai pensato di difendere la propria causa al di là di qualche timida consulenza con un avvocato, e la silenziosa protesta all’interno del furgone. Inoltre, la vicenda riguarda quattro persone e si tratta, in poche parole, di tre persone contro una. Trovare un alibi che possa scagionare Vincenzo Fedele dalle accuse, insomma, pare essere un’operazione piuttosto complicata.