Un anziano disabile canegratese di 70 anni, per difendere la badante dalle grinfie dell’aggressore, è stato percosso dal noto personaggio che ora dovrà scontare 14 mesi di lavori socialmente utili, mentre la vittima ha vissuto per 5 anni dentro e fuori l’ospedale: il terribile racconto in esclusiva per ‘Liberastampa l’Altomilanese’

30 MARZO 2017

di Lorenzo Rotella

CANEGRATE – “I bulli e i prepotenti esistono anche in età adulta, non solo da ragazzi. Ed è importante che la gente non abbia paura a parlare e denunciare questo male”. E’ con queste parole che Sergio Provasi, 70enne invalido e residente a Canegrate, conclude un racconto che lo riguarda, fatto di minacce e violenze. Parla di coraggio, di affrontare la paura per un bene più grande, ossia la giustizia. Soprattutto se chi incute timore, come nel suo caso, è il vicino di casa.

L’inizio delle ostilità
Sergio, a causa di tre infarti e due aneurismi, gode della legge speciale 104 comma 1, quella sull’invalidità lieve. Tra poco dovrà installare due protesi alle ginocchia per poter camminare senza aiuti, e intanto deve costantemente curare il flusso sanguigno interno con dei medicinali particolari. E’ in queste condizioni fisiche che prende il via la sua storia: “Mi sono ritrovato a essere il vicino di casa di O.R.D. e di suo fratello, che di mestiere fanno i panettieri. Dato che volevo fare dei lavori sulla terrazza in comune, mi sono messo d’accordo con il fratello di O. per fare a metà spendendo 250 euro a testa. Dopo qualche tempo, suo fratello mi manda a quel paese. Così passo addirittura in negozio chiedendo a O. come mai non avessi ricevuto i soldi, ma lui mi insulta pesantemente e dichiara che non gliene frega nulla. Davanti a quel comportamento non ho insisito e ho pagato io l’intera quota”. La reazione scontrosa dei due fratelli lascia interdetto Sergio, che per il momento chiude qui i rapporti. Fino a riaprirli nel 2011.

La situazione della badante
Sergio prosegue dunque la narrazione: “Nella primavera di quell’anno, la badante straniera che lavora presso l’abitazione di O.R.D. decide di confidarsi con mia figlia. Dichiara che O. non la paga da 5 anni, così lei cerca di aiutarla: scrive per la donna una lettera da spedire all’Inps e ai sindacati. Con questa procedura, è stata raggiunta una cifra di 20 mila euro. O., venuto a saperlo, non se la prese con mia figlia, ma con la badante”. Perciò, con l’antefatto della terrazza e la solidarietà della figlia di Sergio, si giunge al fatidico momento che cambiò per sempre la vita dell’uomo.

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Il pestaggio
Senza timore, Sergio continua a parlare: “Era domenica 28 agosto ed ero in procinto di vedere la partita, quando sento litigare O.R.D. e la badante, con tanto di parolacce. Dopo un po’, la donna tace. Io esco sul balcone e mi ritrovo faccia a faccia, separati solo dal muretto, con O., che mi apparve come un picchiatore. Vedo che l’ha picchiata e in un impeto afferro un bastone e gli dico di avvicinarsi se ha il coraggio. Prima mi tira due forti ceffoni, e a causa del mio flusso sanguigno inizio a grondare. Vado a ripulirmi e torno fuori, perché la situazione non è certo risolta. E lui, per reazione, mi tira in faccia una sdraio che aveva a portata di mano, prendendomi l’occhio destro e facendomi sbattere la testa a terra”.

Il travaglio in ospedale
La situazione a quel punto è drammatica: portato al pronto soccorso, Sergio viene ricoveraverto d’urgenza e gli vengono messi 10 punti sull’occhio. In 5 anni e mezzo l’uomo resta in ospedale per 95 giorni, subisce due interventi laser di 3 ore ciascuno. A fine mese dovrà rientrare in ospedale, poiché la vista nell’occhio destro è peggiorata di due decimi.

Il processo
Sergio denuncia tutto ai Carabinieri di Parabiago e procede con la causa: “Lo scorso ottobre si apre il processo, ma il giudice non vuole sentire né testimoni né attori. Si procede subito con la presa in visione dei referti medici che mi riguardano e si decide di condannare O.R.D. con rito abbreviato a 14 mesi senza condizionale da scontare ai servizi sociali e un’ammenda di 5.000 euro come risarcimento danni alla mia persona”.
Tuttavia, i problemi e i retroscena non sembrano finiti: “Quei soldi non li ho ancora visti. Intanto il mio avvocato afferma che ci sarà un processo civile, per avere un risarcimento maggiore. Nel frattempo, ho notizia di altri episodi che riguardano O.R.D.”

La versione dell’aggressore
Il presunto aggressore, dal canto suo, ha deciso di ricorrere in Appello in seguito alla condanna. E’ lo stesso O.R.D. a dichiararlo a ‘Libera Stampa l’Altomilanese’: “In questo momento col mio avvocato stiamo pensando al ricorso in Appello. La sentenza c’è, ma se una cosa non ci sembra corretta, è giusto contestarla”.
Quanto alla vicenda che abbiamo narrato, O.R.D. ha poco da dire. Se non una piccola ammissione: “Sono stato condannato, perché ho tirato una sberla a un tizio e questo mi ha denunciato, fine”.