I medici di famiglia: “No a cenoni e feste, altrimenti si rischia il collasso degli ospedali”
30 NOVEMBRE 2020
ALTOMILANESE – Almeno per quest’anno scordiamoci cenoni della Vigilia, pranzi luculliani e festini di Capodanno: se anche il Governo dovesse decidere di allentare le restrizioni anti-Covid in vista delle festività natalizie, ognuno di noi dovrà comunque mantenere un atteggiamento responsabile verso se stesso e verso la comunità. E proprio alla prudenza individuale fanno appello i medici di base del territorio.
Parlano i medici
“Noi siamo come in guerra – commenta il dottor Fabrizio Bagini (in foto), operante a Vittuone – Siamo il punto di riferimento delle persone che risultano positive al Covid. Ai primi di settembre ci siamo resi conto che l’epi demia stava ricominciando e dopo 2 settimane ci siamo accorti che stava sfuggendo di mano la tracciabilità. Anche se la situazione ora sta lievemente migliorando, non dobbiamo mollare: a Natale stiamo a casa. Finché il virus non tocca da vicino, non ci se ne rende conto. Andiamo a chiedere a chi è malato, a chi sta soffrendo, se gliene importa qualcosa del Natale, del cenone o di riaprire le piste da sci. Bisogna anche pensare agli aspetti economici, lo capisco, ma la priorità deve essere preservare la salute: questo è fondamentale anche per la ripresa economica del Paese”.
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“Feste solo con pochi intimi”
Dello stesso avviso Ivo Colombo (in foto), dottore di famiglia da oltre 30 anni a Boffalora: “Più stiamo a casa, meglio è – spiega – Altrimenti a fine gennaio avremo a che fare con la terza ondata. Il Covid-19 è un virus che non muore, basta un po’ di affollamento per contagiarsi. Bisogna limitare al minimo i contatti, quindi pranzi e cene nelle feste facciamoli solo con pochi intimi, con i parenti stretti e mantenendo le dovute precauzioni”.

“Atteggiamento prudente”
L’ex sindaco Gian Battista Gualdoni, medico di famiglia a Vanzaghello (in foto), esprime le stesse perplessità dei colleghi: “Bisogna tenere un atteggiamento molto prudente – evidenzia – Non possiamo pensare di fare feste e cenoni, creando così nuovi positivi. Gli ospedali sono già sotto pressione e tra gennaio e febbraio, da sempre, i reparti sono pieni per le complicazioni legate all’influenza. Se a questi si andranno ad aggiungere quelli che si contageranno perché faranno festa, il sistema sanitario rischia il collasso. Dobbiamo farci tutti un esame di coscienza e attuare delle piccole rinunce che limitano la nostra libertà individuale per il bene collettivo”.
