Nell’anno 2017, per l’ennesima volta, si va a caccia di miracoli. Con buona pace di Voltaire e degli illuministi tutti, che sembrano passati su questo pianeta senza lasciare traccia. Noi, da sempre scettici, abbiamo cambiato idea dopo il ‘triplete’ dell’Inter nel 2010 e ci siamo quasi convinti che José Mourinho sia un santo. Ma su Gianna Beretta Molla e sul fratello Alberto continuiamo a nutrire seri dubbi
24 NOVEMBRE 2017
MAGENTA-MESERO (MILANO) – Ci risiamo. Nell’anno 2017, per l’ennesima volta, si va a caccia di miracoli. E qualcuno ci crede pure, con buona pace di Voltaire e degli illuministi tutti, che sembrano passati su questo pianeta senza lasciare traccia. Noi, su questo versante, siamo da sempre scettici. Anche se, dopo il ‘triplete’ dell’Inter nel 2010, ci siamo in parte ricreduti. Anzi, ci siamo quasi convinti che José Mourinho sia un santo, degno di ogni possibile venerazione.
Beatificazioni a tempo di record
Ma il caso che raccontiamo oggi è diverso, perché tratta dei beati di casa nostra: Gianna Beretta Molla e suo fratello Alberto. Per entrambi il vero miracolo è la velocità. Gianna (4 ottobre 1922 – 28 aprile 1962) diventa prima beata e poi santa a tempo di record. Il processo di canonizzazione comincia il 6 novembre 1972, il 6 luglio del 1991 viene resa venerabile, il 24 aprile del 1994 è beata come “madre di famiglia” e dieci anni dopo, il 16 maggio del 2004, papa Giovanni Paolo II la proclama santa. Più o meno lo stesso tempo di Padre Pio. Eppure padre Alberto Beretta (28 agosto 1916 – 10 agosto 2001) riesce a fare di meglio: per lui il processo di beatificazione comincia a soli 7 anni dalla scomparsa. Una performance invidiabile, che si è chiusa nel 2013, anno in cui i membri della ‘Congregazione delle cause dei santi’ hanno iniziato ad analizzare la documentazione prodotta, allo scopo di giungere all’agognata ‘sentenza’. Un ostacolo si frappone però tra l’olimpo e la dura realtà. Sì, perché per diventare beati serve un miracolo e per diventare santi ne servono due. Ora, nel palmarès di padre Alberto non figurano ‘triplete’. Dunque, che fare? Dove cercare almeno il primo miracolo?
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Caccia ai miracoli
La mente corre al Brasile, per la precisione nella diocesi di Grajaù. Qui don Beretta ha svolto l’attività di missionario e sempre qui fu rinvenuto il secondo miracolo, quello che permise alla sorella Gianna di entrare nella schiera dei santi. Allora fioccarono i dubbi. Sia sul primo miracolo (qualche testimonianza di donne che avrebbero portato a termine una gravidanza difficile rivolgendo alla Beretta Molla le proprie preghiere: pochino, per la verità) sia sul secondo, quando l’11 febbraio del 2000 una donna brasiliana decide di partorire nonostante l’alto pericolo di vita, pare dopo aver letto la biografia della santa di Mesero (o, secondo alcuni, di Magenta). Per fortuna, come in altri casi, andò tutto bene. Che si tratti davvero di un miracolo, tuttavia, è ancora da dimostrare.
Chi paga?
Ma niente e nessuno – neppure l’intervento di papa Francesco, che nel 2015 avviò un’indagine interna al Vaticano senza giungere a nessuna conclusione – ferma la costosissima ‘fabbrica dei santi’. Così come niente e nessuno riesce a svelare i conti: quanto ha speso la famiglia Beretta Molla per queste onerosissime cause di beatificazione? Chi ha pagato? E dove sono i bilanci della Fondazione di famiglia? Inutile chiederlo. Noi ci abbiamo provato più volte (clicca qui per leggere la nostra inchiesta). Abbiamo ricevuto una querela. Mai una risposta.