La nostra intervista esclusiva alla famiglia dell’Est più odiata di Parabiago, nel Milanese. Le accuse dei cittadini: “Puzzano, rubano e viveno a scrocco”
27 LUGLIO 2018
PARABIAGO (MILANO) – Sono disonesti, rubano, sporcano dappertutto e puzzano. Delinquenti a piede libero che mangiano a spese della Parrocchia e della Caritas. Se ne dicono di ogni, a Parabiago, in Provincia di Milano, della numerosa famiglia che abita nella corte di via San Michele, a duecento metri da piazza Maggiolini. Tutti i parabiaghesi, di loro, si sono fatti questa idea. Fuori dal portone, nel febbraio dello scorso anno, una donna ha urinato all’aperto. Dentro il cortile un ragazzo straniero di 19 anni ha sparato in aria con la scacciacani, scatenando il panico. E per tutti, dunque, in quel cortile abitano degli ‘sporchi zingari’. Noi di Libera Stampa l’Altomilanese, questi ‘sporchi zingari’, siamo andati a trovarli. E ci abbiamo parlato per verificare tutte queste voci. Cosa che nessuno, prima d’ora, aveva mai fatto. Ad accoglierci in casa è Aron, 20enne bosniaco attualmente disoccupato, insieme alla moglie, il figlio appena avuto e i suoi nipotini. Il nucleo familiare, contando la madre, è composto da 6 persone. Senza peli sulla lingua, attacchiamo con le domande.
Aron, dicono che vivete a spese della parrocchia e della Caritas. E’ vero?
“Assolutamente no. Siamo in Italia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando i miei nonni vennero qui e si trasferirono infine a Busto Garolfo, nel Milanese, dove ho vissuto fino a due anni fa. La casa in cui stiamo ora l’abbiamo pagata io e mia moglie 55.000 euro grazie ai soldi che nostro padre, ormai morto, ci ha lasciato in eredità. Ed è nostra: dalla Parrocchia di Parabiago non abbiamo mai ricevuto nessun aiuto”.
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Che cosa fai ora per vivere?
“Ora non ho un impiego, sono in ballo col sussidio di disoccupazione, ma sto cercando. Fino all’anno scorso ho lavorato presso un negozio di ottica a Busto Garolfo, ma la crisi si è fatta sentire ovunque e anche io, come altri colleghi, siamo stati tagliati fuori”.
Lo sai che i parabiaghesi vi accusano di puzzare, di essere zingari e delinquenti?
“Lo so, qui intorno i parabiaghesi sono tutti razzisti. Vedono qualcuno che parla o veste in modo inusuale e lo additano come Rom. Io sono bosniaco e italiano, dato che la mia famiglia vive qui da più di 70 anni. Eppure esco per strada e vengo insultato, la gente evita me e mia moglie, non si fidano. E’ tutta la vita che questa storia va avanti”.
Come spieghi gli aneddoti relativi alla donna che urina fuori dal portone della corte e alla scacciacani?
“La donna non so chi fosse, ma di sicuro non c’entriamo. In casa abbiamo il bagno, anche volendo non ci sarebbe alcun motivo di farlo. Per la scacciacani, sono stato io. Sono ancora sotto processo. Ho fatto un’immensa cazzata, ma ero arrabbiato. In cortile era l’ennesima volta che qualcuno ci urlava contro, allora ho tirato fuori la mia scacciacani e gridato anche io, dicendo che se volevano vedere un criminale tale da giustificare le loro offese, eccoli accontentati. Mi hanno portato sull’orlo della furia, chiedo scusa ancora oggi”.
Avete mai subìto qualche torto particolare, oltre a insulti razzisti?
“Beh sì. Tempo fa io e mia moglie siamo stati allontanati dalla chiesa di piazza Maggiolini da don Felice, perché pensava che fossimo lì per rubare. E la stessa cosa è accaduta alla mia nipotina all’oratorio di Parabiago. L’hanno accusata di ‘trafficare con alcuni oggetti’: contando la situazione, e i bambini che a quell’età sanno essere ingenuamente crudeli, abbiamo deciso di trasferirla all’oratorio estivo di Villa Cortese. La Caritas di Villa si prende cura, tra i molti ragazzi, anche dei nostri”.
PS: Abbiamo provato a contattare don Felice Noè per dei chiarimenti, ma il parroco pare essere molto impegnato in questo periodo estivo e, come spesso succede, non siamo riusciti a parlargli.