Negli 11 milioni di documenti compaiono i nomi di leader politici di mezzo mondo, ma anche finanzieri, imprenditori, avvocati, stilisti, vip, sportivi e mafiosi. Gli italiani sono 800. Tra i famosi non poteva mancare Silvio Berlusconi. L’Espresso pubblica i primi 100 nomi dei nostri connazionali coinvolti nello scandalo.

8 APRILE 2016

di Francesca Ceriani

PANAMA – Svelati i nomi di 100 italiani con conti nei paradisi fiscali. Il settimanale ‘L’Espresso’, in esclusiva per il nostro paese, ha analizzato i documenti che hanno origine nello studio legale Mossack Fonseca, con sede a Panama e specializzato nella gestione di conti offshore, e ha pubblicato i nomi dei primi 100 italiani (su circa 800) con conti nei paradisi fiscali.

I nomi italiani importanti

Panama Papers è stata definita la più importante fuga di notizie mai registrata prima d’oggi: 200 mila società coinvolte e oltre 11 milioni di documenti svelano al mondo i nomi di politici e famosi con società offshore nei paradisi fiscali.  Nella prima parte della lunga lista pubblicata dal settimanale L’Espresso emergono nomi di vip e imprenditori noti nel nostro Paese, oltre a finanzieri, avvocati e manager sconosciuti al grande pubblico. Tra i nomi illustri compaiono quelli di Barbara D’Urso, nota conduttrice Mediaset, l’attore Carlo Verdone, Luca Cordero di Montezemolo (beneficiario di una società offoshore che nel 2007 ha aperto un conto in Svizzera), lo stilista Valentino e, non poteva mancare, Silvio Berlusconi. Dai documenti risulta infatti una vecchia società che riconduce a un vecchio affare dell’ex premier: l’acquisto, a prezzi gonfiati, di diritti televisivi dalle major hollywoodiane (acquisto per il quale Berlusconi venne condannato a quattro anni di reclusione). Una delle società riconducibili al patron di Fininvest, la Principal Network, comprò nel lontano 1993 i diritti di due film dalla AFC, società offshore registrata l’anno prima alle British Virgin Islands. Nel 2008 la AFC venne cancellata dal registro delle Isole Vergini. Altri nomi illustri, legati al mondo sportivo, sono quelli dell’ex pilota di Formula Uno, Jarno Trulli ed Erick Thohir, magnate indonesiano proprietario dell’Inter. Meno conosciuto invece l’imprenditore romano Stefano Ottaviani, genero del politico e giornalista Gianni Letta, ex braccio destro di Berlusconi. Ma nei file dei Panama Papers si trovano anche nomi di condannati: l’ex senatore di Forza Italia, Nicola Di Girolamo, condannato per riciclaggio, e Simone Cimino, finanziere siciliano condannato per reati finanziari. Nella lunga lista compaiono anche i nomi di alcuni tra i più importanti gruppi italiani: Unicredit e Ubi, creatrici di società che portano alle Isole Vergini Britanniche.

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I tesori di Cosa nostra nei paradisi fiscali

Tra le carte dei Panama Papers compaiono anche offshore riconducibili a Cosa nostra. Società collegabili ai boss della mafia siciliana dal calibro di Bernardo Provenzano e Salvatore Riina. Coinvolto anche il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, Massimo Ciancimino, presunto cassiere di società estere, arrestato nel 2013.

Le indagini

L’agenzia delle entrate indagherà sugli italiani con società offshore nei paradisi fiscali. Avere società estere in Italia è legale, ma bisogna dichiararlo. Gli evasori che non hanno dichiarato il proprio patrimonio all’estero (capitali, immobili e singole quote societarie) rischiano sanzioni fiscali, fino a una certa soglia di patrimonio, che dipende dalla cifra posseduta e non dichiarata al Fisco italiano. Oltre questa soglia però scatta il reato. Inoltre, grazie alle norme in vigore, è possibile anche procedere con il sequestro di somme equivalenti.

Basterà quindi trovare soldi o beni in Italia posseduti dagli evasori. Un compito tutt’altro che semplice.