Pedofilia, un cittadino di Magenta è stato condannato anche in appello per aver abusato di una minorenne, che dovrà risarcire con 80.000 euro. In primo grado il Tribunale gli aveva inflitto 12 anni, pena lievemente ridotta. Secondo l’accusa, gli abusi sessuali durarono 5 anni. La difesa: “Sentenza scandalosa, andremo in Cassazione”.
MAGENTA (MILANO) – Avrebbe abusato della cuginetta di 10 anni. Per questo A.D. – un uomo di 44 anni, residente a Magenta – era stato condannato dal tribunale di Milano in primo grado a 12 anni di carcere. Qualche giorno fa i giudici d’appello hanno confermato la sentenza, diminuendo la pena di 24 mesi al magentino, che si trova già agli arresti domiciliari e che dovrà quindi scontare 10 anni, salvo che la Cassazione non ribalti i primi due gradi di giudizi, imponendo di ricelebrare il processo o annullando la condanna per pedofilia.
Pedofilia, l’arresto e la scarcerazione
Il 44enne magentino era stato arrestato nel gennaio del 2021, ma era subito stato scarcerato per motivi di salute. L’accusa è quella di abusi sessuali reiterati nei confronti di una cugina acquisita, che all’epoca dei fatti aveva 10 anni.
L’avvocato della vittima esprime soddisfazione
Soddisfazione è stata espressa dall’avvocato Federica Liparoti, che rappresenta la presunta vittima e che ha sempre sostenuto la presenza di “molteplici elementi indiziari sui comportamenti dell’imputato”.
L’inchiesta
L’inchiesta per pedofilia muove i primi passi il 29 dicembre del 2020, quando la vittima (che oggi ha 22 anni) si presenta alla caserma dei Carabinieri di Albizzate (nel Varesino, dove risiede) e racconta ciò che sarebbe successo tra il 2011 e il 2015. La sua famiglia è imparentata con quella del 44enne e gli incontri tra i due sarebbero avvenuti durante i weekend, a Magenta. Secondo la testimonianza – resa in modo dettagliato oltre che con un linguaggio crudo – l’uomo avrebbe abusato di lei più volte e in vari luoghi, sia a casa sia nella sua automobile e in quella di sua madre. Le indagini portano al sequestro dei veicoli, assieme a 13 dispositivi digitali (pc, tablet e smartphone) alla ricerca di materiale utile all’inchiesta.
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Prove fragili
Emerge un’immagine pedopornografica (ma non è collegata direttamente al caso) e diverse ricerche in Internet di video porno sul tema degli incesti e delle teenager. Nulla di specifico, tuttavia, sugli abusi sessuali: solo un quadro indiziario, per quanto abbastanza preciso, a carico del 44enne di Magenta. Nonostante la fragilità dell’impianto accusatorio, è proprio quel quadro indiziario che porta la cura di Milano a chiedere e ottenere il giudizio immediato. Quegli episodi, avvenuti tra il 2011 e il 2015, quando la cugina aveva tra i 10 e i 15 anni, diventano materia per due processi sulla pedofilia.
Le condanne e il risarcimento
Il primo processo si conclude nel maggio 2022 con la condanna dell’imputato a 12 anni; il secondo qualche giorno fa con un’altra condanna, solo lievemente più leggera, a 10 anni di carcere. Resta invariato il risarcimento di 80.000 euro a favore della presunta vittima.
La difesa: “Sentenza scandalosa”
L’avvocato Roberto Grittini, che difende il 44enne, aveva definito la sentenza di primo grado “scandalosa” e non ha cambiato idea: “Siamo di fronte a una condanna illogica e senza prove. Faremo ricorso in Cassazione”.