In aula a Milano una delle presunte vittime del maestro di piano, all’epoca minorenne. Lelezioni si svolgevano nell’oratorio di Bareggio. La difesa: “Troppe contraddizioni”

di Francesca Ceriani

23 DICEMBRE 2019

BAREGGIO (MILANO) – “Abbiamo fatto sesso sul letto del prete”: sono queste le dichiarazioni rese martedì 17 dicembre, alla quinta sezione penale del Tribunale di Milano, da una delle presunte vittime nel processo che vede imputato R.L., insegnante 53enne di pianoforte, accusato di atti sessuali nei confronti di un’allieva e di violenza sessuale su altre due, tutte minorenni, con età inferiore ai 16 anni. L’uomo, residente a Ossona ma domiciliato ad Arluno, svolgeva lezioni private di musica all’interno di una saletta dell’oratorio della frazione di San Martino a Bareggio.

La presunta vittima in aula

La ragazza bareggese con cui il maestro avrebbe consumato rapporti sessuali completi, oggi 19enne (e in carcere per rapina aggravata), ha risposto alle domande del giudice, raccontando i presunti episodi avvenuti per tutto l’arco del 2015: “Lui mi piaceva – spiega – Abbiamo iniziato a scriverci su un sito protetto. Mi aveva detto di non usare What’s App perché i miei genitori avrebbero potuto leggere i messaggi. A lezione mi sfiorava la coscia, vicino alle parti intime. Poi le cose sono peggiorate”.

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Il primo rapporto

“Un giorno ha preso l’iniziativa e abbiamo avuto un rapporto sessuale. Abbiamo iniziato a baciarci nell’aula dove facevamo lezione, poi lui mi ha guidata attraverso un corridoio e siamo arrivati in una stanza con un letto. Era la camera dove dormiva il prete. Abbiamo fatto sesso sul suo letto. Era la mia prima volta. Ho perso sangue e le lenzuola si sono macchiate. Allora lui le ha portate via”.

Una relazione morbosa

Da quel momento i due, secondo il racconto della ragazza, avrebbero iniziato una vera e propria relazione. Gli incontri si sarebbero svolti principalmente nella saletta dell’oratorio, ma anche in auto, a casa del maestro e nella taverna dell’abitazione dove viveva la giovane. “Ero innamorata di lui, dicevo sì a tutto – ha continuato in aula la ragazza – Poi mio padre si è insospettito perché un giorno non mi ha trovata a lezione di piano e, a quel punto, ho raccontato ai miei genitori tutto quello che era successo e ho denunciato”.

La difesa

Secondo la difesa del maestro, condotta dall’avvocato Roberto Grittini, il racconto della presunta vittima sarebbe contraddittorio: “Il castello dell’accusa vacilla – commenta – Nelle dichiarazioni raccolte dalla Polizia locale al momento della denuncia la ragazza ha raccontato cose diverse. Per esempio, aveva detto che la porta, durante il primo rapporto, era chiusa a chiave. In aula ha dichiarato, invece, che era aperta. Non coincidono nemmeno le date: prima dice che la prima volta indossava dei pantaloncini; in Tribunale, al contrario, ha affermato che era inverno”. A febbraio verranno sentite le altre due presunte vittime.