C’è anche un allevatore di Corbetta, Angelo Verde, tra le 10 persone rinviate a giudizio dalla Procura della Repubblica di Urbino e accusate – a vario titolo – di combattimento, maltrattamento e uccisione di animali.  Gli imputati rischiano da 1 a 3 anni di carcere e multe salatissime, fino a un massimo di 160.000 euro. Spuntano video choc

11 LUGLIO 2016

di Francesco Colombo e Daniele Di Sica

CORBETTA (MILANO) – C’è anche un allevatore di Corbetta, Angelo Verde, classe 1976, tra le 10 persone rinviate a giudizio dalla Procura della Repubblica di Urbino – a vario titolo – per i reati di combattimento, maltrattamento e uccisione di animali. L’indagine, durata due anni, è stata diretta dal Pubblico ministero della Procura di Urbino, Simonetta Catani, e condotta dal Corpo forestale dello Stato di Pesaro-Urbino, Milano, Lecco e Pavia, nonché dagli uomini del Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali (Nirda) di Roma.

L’origine dell’inchiesta

L’inchiesta si sarebbe sviluppata da una serie di perquisizioni a carico di alcuni allevatori, che filmavano alcuni esemplari di Dogo mentre dilaniavano a morsi una femmina adulta di cinghiale. Il tutto sarebbe avvenuto all’interno di una nota azienda agricola dell’Urbinate, il cui gestore è al centro dell’indagine: gli uomini della Forestale, grazie ai fotogrammi del video, sarebbero poi riusciti a risalire all’identità di tutti gli uomini coinvolti nell’inchiesta, tra cui l’allevatore corbettese. Durante le perquisizioni, sarebbero stati sequestrati tutti i cellulari, computer, telecamere e supporti elettronici utilizzati per registrare i combattimenti. Dall’esame dei dispositivi sarebbero emersi particolari agghiaccianti. Esemplari di dogo argentini feriti in modo serio, carcasse di cinghiali sbranati e sangue.

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Il video ‘incriminato’

Nel video incriminato emerge in maniera piuttosto evidente la crudeltà degli allevatori. Si vedono, infatti, alcuni uomini intenti a sorreggere un cinghiale per le zampe posteriori, mentre gli esemplari di Dogo argentino proseguivano gli attacchi, dilaniandolo e sbranandolo senza pietà. Tutto questo – secondo la tesi degli inquirenti – per allenare i molossi e stimolare la loro potenza e la loro aggressività. La Forestale, inoltre, avrebbe accertato la morte di un cane durante un combattimento e almeno 4 episodi, testimoniati da veterinari, di prestazioni mediche che sarebbero state fornite a due allevatori per alcune ferite riportate durante i combattimenti. Non solo: sarebbero stati rinvenuti esemplari adulti di Dogo con cicatrici evidenti, trattate chirurgicamente e compatibili con gli eventi documentati. Ora i 10 imputati attendono l’inizio del processo: rischiano da 1 a 3 anni di carcere e multe salatissime, fino a un massimo di 160.000 euro.

Il precedente

L’allevatore di dogo argentini corbettese Angelo Verde non è nuovo alle cronache. Come confermato anche dal commissario Cecchin del comando provinciale di Ancona del Corpo Forestale, Verde fu coinvolto in un’inchiesta giornalistica sollevata dal programma televisivo ‘Striscia la Notizia’ nel 2014, che scoprì gli affari del veterinario e allevatore Davide Corti. Indagine scaturita sempre per il medesimo motivo: lo stesso Corti ammise che allevava cani di razza dogo argentino per il combattimento contro esemplari di cinghiali, sia maschi sia femmine. All’epoca dei fatti, alla fine del 2014, Corti finì al centro persino di un’interrogazione parlamentare: alcuni senatori, dopo aver visto il servizio di Striscia la Notizia, portarono il caso all’attenzione di Ministri della Giustizia e della Salute, chiedendo di identificare e denunciare al più presto i presunti autori di maltrattamenti verso gli animali e di adottare misure urgenti per contrastare la pratica dei combattimenti e sensibilizzare l’opinione pubblica. Verde, alla fine, fu toccato dal servizio del noto programma satirico, ma non finì nella vicenda giudiziaria di Corti. Ora, invece, dovrà rispondere dei suoi comportamenti davanti ai giudici di Urbino, che accerteranno o meno le sue responsabilità.