A Magenta, nel Milanese, una donna avrebbe investito un ragazzo sulle strisce pedonali e poi si sarebbe data alla fuga. La madre del giovane lancia un appello per una soluzione bonaria dell’incresciosa vicenda. Appello finora non raccolto

23 APRILE 2017

di Redazione

MAGENTA (MILANO) – Una donna al volante di un’automobile avrebbe investito, nella giornata di ieri, un ragazzo sulle strisce pedonali – in via Casati a Magenta, nel Milanese – per poi darsi alla fuga. La madre dell’adolescente lancia un appello al guidatore dell’auto pirata per dirimere la questione per via bonaria. Ma finora nessuna risposta.

I fatti

Una Yaris bianca, guidata da una donna, non avrebbe rispettato le strisce pedonali, che impongono di fermarsi immediatamente, se nei pressi ci sono persone che potrebbero attraversare la strada. E così, forse a causa di una disattenzione, la Yaris avrebbe investito un ragazzo, che per fortuna avrebbe riportato solo qualche lieve ferita.

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La fuga

Increscioso però il seguito di questa storia, perché la donna al volante dell’utilitaria non si sarebbe neppure fermata per accertarsi delle condizioni del giovane e anzi si sarebbe data alla fuga, incurante sia dello stato di salute del ragazzo sia delle pesantissime conseguenze che il suo gesto, se dimostrato, genererebbe.

L’appello

La madre del ragazzo magentino lancia un appello su Facebook: “Chiedo alla signora che ha investito mio figlio e poi è andata via senza fermarsi di contattarmi in privato, anche per evitare conseguenze peggiori”. Non abbiamo notizie circa l’esisto di questo appello.

Il reato

Il reato di omissione di soccorso è disciplinato sia del codice della strada sia dal codice penale. In generale: “Chiunque, in caso di incidente con danno alle persone, non ottempera all’obbligo di fermarsi, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Si applica la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre anni”. In casi di negligenza estrema “è possibile procedere all’arresto, ai sensi dell’articolo 381 del codice di procedura penale”.