Sala e Ferrario complicano la vita al sindaco fin dalla ‘strana’ elezione di Borghi a presidente del consiglio comunale
di Lorenzo Rotella
In vista del consiglio comunale di questa sera, che sarà l’ultimo dell’anno, è opportuno mettere dei paletti sul percorso politico della maggioranza che governa Parabiago da sei mesi a questa parte. Senza girarci intorno, si può dire che ci sia un sentore di crisi. E se teniamo conto che la coalizione di destra capitanata da Raffaele Cucchi è stata l’unica, in tutta la provincia di Milano, a vincere al primo colpo, con il 56 per cento dei voti, la situazione sembra paradossale. Ma partiamo dall’inizio del mandato. Franco Borghi è stato eletto presidente del consiglio dopo diverse votazioni. Nonostante avesse i numeri per ricoprire la carica, parabiago di Sara Riboldi ‘Ndrangheta in Lombardia, inflitti oltre 62 anni di carcere dalla Settima sezione penale del Tribunale di Milano ai sei imputati che avevano scelto il rito ordinario nel procedimento aperto a seguito dell’inchiesta ‘Rinnovamento’ (che ha portato a galla le ombre della ‘ndrangheta sul servizio catering dello stadio San Siro). Gli altri 40 erano già stati condannati in rito abbreviato. Fra gli imputati ci sono anche due parabiaghesi. Ad ascoltare la sentenza, presente in aula una folla di parenti e amici. La pena più alta è stata pronunciata per Vincenzo Martino: 20 anni di reclusione. Nato a Reggio Calanon tutti erano d’accordo su questa scelta: l’alternativa era Luca Ferrario, altro valido candidato a quel ruolo, sostenuto anche da alcuni esponenti della maggioranza. Questo evento ha dimostrato che qualcuno non ragiona nella stessa maniera di Cucchi, nonostante sia al governo con lui. Come, ad esempio, il consigliere di Forza Italia Grandini, che in un intervento sull’approvazione del bilancio si è dimostrato critico nei confronti delle scelte di priorità della giunta. Ma anche al di fuori della sala consiliare, qualcosa non torna. Fratelli d’Italia, uno dei partiti in corsa con il primo cittadino leghista durante la campagna elettorale, è stato eliminato dai giochi: nonostante ci fossero le cifre per far entrare almeno un membro, gli esponenti del Carbria, ma domiciliato a Parabiago, è il fratello di Giulio Martino (anche lui condannato a 20 anni di carcere nel rito abbreviato e ritenuto dagli inquirenti legato al potente clan di Reggio Calabria Libri – De Stefano – Tegano). L’organizzazione scoperta dalle forze dell’ordine roccio hanno deciso di non dargli una poltrona. Così, ad ogni seduta comunale, gli ‘esclusi’ vigilano su cosa si decide per il paese. Ma tenendo conto di ciò, fa strano vedere che nei comunicati stampa di Raffaele Cucchi, provenienti dal suo blog, compaia ancora il simbolo del partito della Meloni. Arriviamo poi agli eventi che hanno dato una scossa al terreno sotto i piedi della maggioranza. Piccola forse, ma percettibile. Nel corso dell’ultimo consiglio comunale, durante la votazione per approvare il d.u.p, l’opposizione è uscita dall’aula. Questa mossa di scacchi non è dovuta al tema discusso, quanto ad una scelta politica: nell’abbandonare la sala, la minoranza ha evidenziato che questa volta i consiglieri di centrodestra assenti erano più di uno e non c’era dunque il numero legale per procedere al voto. Senza l’arrivo di Rimoldi, si sarebbe dovuto annullare tutto. Certo, un’azione di massa dei pedoni non può decidere le sorti della partita e fare scacco matto al re. Ma se dall’altra parte comincia a mancare una torre o un alfiere, ogni mossa può fare la differenza.