Il 70% della popolazione non capisce la politica, però vota. E infatti si vede. Solo il 10% parla e intende le lingue straniere. In generale, gli italiani soffrono di ‘analfabetismo funzionale’ e sono ultimi in classifica. Analisi impietosa del linguista Tullio De Mauro. Che ha ragione. Soprattutto oggi, l’ignoranza è una colpa

1 APRILE 2016

di Francesca Ceriani

ROMA – Che l’Italia fosse un Paese di analfabeti, qualcuno già lo sospettava da tempo. Ma quello che per molti è stato, fino a questo momento, un dubbio senza fondamento, oggi diventa una certezza. Dati alla mano infatti risulta che meno di un terzo della popolazione italiana possiede i livelli di scrittura e di calcolo necessari per vivere all’interno di una società moderna. A sostenerlo è Tullio De Mauro, il più esperto linguista italiano dei nostri tempi, già Ministro dell’Istruzione durante gli anni ’90, con il governo di Giuliano Amato.

‘Analfabetismo funzionale’

Dal 2010 De Mauro sta conducendo un’analisi sui livelli di analfabetismo nel nostro Paese, concentrandosi in modo particolare su quello che viene definito ‘analfabetismo funzionale‘, vale a dire l’incapacità di passare dalla lettura alla comprensione di un testo anche semplice. Le persone afflitte da analfabetismo funzionale non sono quindi in grado di “comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità” (Ocse, 2014).

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Incapacità di leggere, scrivere e comprendere

Gli studi di De Mauro si avvalgono di un importante documento: i dati dell’indagine comparativa internazionale del 2014 promossa dall’Ocse (Organizzazione di cooperazione e sviluppo economico) che ha definito cinque livelli di alfabetizzazione: analfabetismo totale, livello minimo ma insufficiente di comprensione e scrittura e successivi tre livelli di crescente capacità di comprensione. Ed ecco il risultato: il 70% della popolazione italiana in età da lavoro (16-65 anni) si colloca sotto i primi due livelli, guadagnandosi l’ultimo posto della classifica, insieme alla Spagna.

ignoranza (classifica)

Né politica né lingue straniere

Non si può non pensare che una condizione di analfabetismo così diffuso non abbia delle pesanti ripercussioni anche sullo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Basti pensare che, sempre secondo De Mauro, meno del 30% capisce come funziona la politica italiana e, all’interno di questa parte della popolazione meglio alfabetizzata, solo una modesta percentuale, probabilmente circa il 10%, capisce le lingue straniere e i linguaggi tecnici, spesso utilizzati dai nostri politici.

L’ignoranza come ‘instrumentum regni’

La situazione è dunque allarmante: il 70% della popolazione si informa (o forse sarebbe più corretto dire che non si informa) e vota possedendo solo una capacità di analisi elementare. Eppure, di fronte a dati così gravi, i primi tagli che i governi attuano sono quelli alla cultura. Perché? Forse perché gli unici a guadagnarci in una situazione di questo tipo sono proprio i nostri politici. “L’analfabetismo è un instrumentum regni (uno strumento per governare, ndr), un mezzo eccellente per attrarre e sedurre molte persone con corbellerie e mistificazioni”, sostiene De Mauro. E finché le persone che ci governano trarranno benefici dall’ignoranza degli italiani, state pur certi che nessuno di loro avrà voglia né interessa a curare questa piaga sociale.