Scatto d’orgoglio di Alfredo Celeste, ex sindaco di Sedriano, il primo comune della Lombardia sciolto per mafia. L’ex primo cittadino, oggi imputato per corruzione ai processo sui rapporti tra la ‘ndrangheta e la politica lombarda, annuncia che non intende avvalersi della prescrizione: vuole essere assolto e riabilitato

11 APRILE 2016

di Erika Innocenti

SEDRIANO (MILANO) – Il processo mafia-politica, nel quale è imputato, fra gli altri, anche l’ex sindaco Pdl di Sedriano Alfredo Celeste – accusato di corruzione – va per le lunghe e prima del 24 maggio prossimo non riprenderanno le udienze. E visto che ancora non c’è stata la sentenza di primo grado, nonostante siano passati oltre 3 anni dall’inizio dell’inchiesta, l’ombra della prescrizione appare sempre più vicina. Ciò segnerebbe un punto a favore per Celeste, che però non ci sta.

Scatto d’orgoglio

L’ex sindaco, infatti, dichiara con uno scatto d’orgoglio che gli fa onore che, nel caso arrivasse davvero la prescrizione, rinuncerà ad essa. Il motivo? Perché solo in questo modo, stando alle parole dell’ex primo cittadino rilasciate al blog del suo ex addetto stampa Domenico Vadalà, si potrebbe arrivare ad avere la verità su tutto quanto è successo in municipio a Sedriano. Dal momento dell’inizio dell’inchiesta fino allo scioglimento del comune per infiltrazione mafiose. In altre parole, Celeste vuole essere riabilitato perché un tribunale ha riconosciuto la sua innocenza e non perché la giustizia non è riuscita a processarlo.

Sostieni la Libera Informazione


Sul nostro giornale on line trovi l’informazione libera e coraggiosa, perché noi non abbiamo padroni e non riceviamo finanziamenti pubblici. Da sempre, viviamo soltanto grazie ai nostri lettori e ai nostri inserzionisti. Noi vi offriamo un’informazione libera e gratuita. Voi, se potete, dateci un piccolo aiuto.

L’ombra della prescrizione

L’opzione della prescrizione (cioè la non colpevolezza di un imputato perché è trascorso troppo tempo e non lo si può più giudicare: nel caso della corruzione, il reato si prescriveva in 10 anni, poi il governo Berlusconi abbassò tale soglia a 7 anni e mezzo, ma le nuove leggi del governo Renzi l’hanno riportata a 8 anni e 9 mesi) non pare, oggi, un’ipotesi peregrina. Infatti, dopo le richieste di condanna da parte del Pubblico ministero Giuseppe D’Amico, e le repliche da parte degli avvocati difensori, le udienze si sono fermate a causa di problemi di salute del presidente di collegio. Riprenderanno appunto il 24 maggio. Quindi ci vorrà ancora un po’ di tempo perché venga pronunciata la sentenza. E sarebbe solo il primo grado. Poi ci sarebbero l’Appello e la Cassazione. Ricordiamo che per l’ex sindaco, il Pubblico ministero aveva chiesto 3 anni e 6 mesi. Oltre a lui, sono imputati nello stesso processo sui rapporti tra ‘ndrangheta e politica, anche il presunto boss Eugenio Costantino nonché padre dell’ex consigliera di maggioranza Teresa Costantino (accusato di essere vicino al clan Di Grillo- Mancuso), e il medico chirurgo Marco Scalambra (che secondo l’accusa fu collettore di voti delle cosche calabresi), marito dell’ex capogruppo Pdl Silvia Fagnani. Per il presunto boss D’Amico ha chiesto 17 anni, per Scalambra 6 anni e 6 mesi.