Una famiglia di Magenta – padre e due figli – finisce nel mirino della magistratura di Novara: la Procura ipotizza la sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione che coinvolge proprietari di immobili (la famiglia di Magenta), intermediari e protettori. Tra gli indagati anche un candidato di Rivoluzione Cristiana, che si difende: “A gestire non eravamo noi, bensì chi da noi affittava gli appartamenti in questione e li subaffittava a nostra insaputa, giornalmente o settimanalmente”.

5 AGOSTO 2017

di Redazione

MAGENTA (MILANO) – Un padre, due figli e uno strano business, finito nei mirino della magistratura. Già, perché quella famiglia residente a Magenta, nel Milanese, affittava appartamenti a transessuali e prostitute a Novara, sapendo benissimo quale attività veniva svolta negli immobili di loro proprietà. Questo almeno secondo le forze dell’ordine, che hanno condotto l’inchiesta su delega della Procura di Novara, in particolare del Pubblico ministero Mario Andrigo. Risultato: 9 appartamenti sequestrati per un valore complessivo di 1 milione di euro (e, secondo uno dei proprietari, già dissequestrati) e 3 indagati: Raffaele Palmieri (61 anni) e i suoi due figli, Alessandro (33) e Luca (27).

In lista con Rivoluzione Cristiana

Uno degli indagati, il 27enne Luca Palmieri, non è uno sconosciuto nella Città della Battaglia, avendo preso parte alla tornata elettorale del maggio scorso come candidato per un posto in consiglio comunale nella lista di Rivoluzione Cristiana, formazione politica che ha contribuito alla vittoria del centrodestra e all’elezione di Chiara Calati a sindaco. Creata dall’ex ministro berlusconiano Gianfranco Rotondi, giunto anche a Magenta la scorsa primavera, la formazione politica ultra cattolica si fonda proprio sui valori del cristianesimo, spesso utilizzati come una clava moralista contro la degenerazione dei costumi. Ora, forse, si capisce qualcosa di più sulle chiacchiere che, durante la campagna elettorale circolavano sulla lista di Rivoluzione Cristiana e sui suoi candidati, chiacchiere che il leader magentino dei cattolici intransigenti, l’ex poliziotto Salvatore Costanzo, aveva sdegnosamente respinto al mittente.

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L’accusa

Secondo la Procura la famiglia Palmieri affittava a prezzi altissimi i propri appartamenti, gestiti attraverso società create ad hoc, a gruppi di prostitute e transessuali. A insospettire gli inquirenti sono state proprio le cifre esorbitanti chieste agli inquilini, maggiori a volte anche più di 1.000 euro rispetto ai canoni medi della zona. La domanda è sorta spontanea nella testa degli investigatori: chi pagherebbe cifre simili se non per nascondere un’attività illecita? E in effetti gli accertamenti hanno portato alla luce un giro d’affari da centinaia di migliaia di euro, coinvolgendo altri due soggetti di Novara (intestatari di due degli immobili, che tuttavia si rivolgevano ai magentini per intermediare con le prostitute) e due società utilizzate unicamente per nascondere l’attività della famiglia.

Il business

Gli inquirenti hanno constatato che il ‘business’ è andato avanti in modo continuativo dal 2012 al 2016, producendo un introito di circa 50.000 euro all’anno. Comprese le quote previste per il 2017, si sta parlando un guadagno totale di 300.000 euro. Una vera e propria montagna di soldi, messa insieme con poco sforzo. I Palmieri disponevano infatti di 7 appartamenti di proprietà, non tutti occupati nello stesso momento e affittati a una o gruppi di prostitute. Gli inquirenti hanno rilevato che tra il 2012 e il 2016 sono stati stipulati ben 80 contratti di locazione, prevalentemente a nome di donne straniere, accuratamente scelte tra le operatrici del sesso in cerca di uno ‘studio’. Padre e figli riscuotevano regolarmente gli affitti, lasciando agli inquilini le spese condominiali e prendendo una percentuale sui canoni degli altri indagati (per l’attività di intermediari). Una serie di coincidenze che non ha lasciato dubbi. Per questi motivi la Procura è certa del fatto che il terzetto conoscesse molto bene l’identità degli inquilini e che sapesse quale fosse la destinazione finale dei loro appartamenti.

La denuncia

I 3 magentini sono stati quindi denunciati per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Ad aggravare la loro posizione un ramo parallelo delle indagini, che ha riscontrato come molte delle prostitute e le transessuali che si avvalevano degli appartamenti di Novara non erano ‘libere professioniste’, ma facevano parte di un racket gestito da terzi. Quello che la Procura sta cercando di approfondire è se esiste o sia mai esistito un legame diretto tra gli immobiliaristi e i ‘protettori’.

La difesa

Luca Palmieri respinge tutte le accuse: “Gli immobili sono già stati dissequestrati la settimana scorsa e soprattutto che a gestire (il giro di prostituzione, ndr) non eravamo noi, bensì chi da noi affittava gli appartamenti in questione e li subaffittava a nostra insaputa, giornalmente o settimanalmente”.